Non ci piace infierire umanamente su un uomo a terra. Però va chiarito: Totò Cuffaro non dovrebbe mai rompere la regola del silenzio che dice di essersi imposto e che continua a infrangere con sgradevoli eccezioni. Ha ragione Giuseppe Lupo: la sua stella politica è al tramonto. E Lupo ha le carte in regola per gridarlo. Secondo noi è un segretario pasticcione. Ma mettiamo la mano sul fuoco sulla sua onestà personale. Lo abbiamo scritto, lo scriviamo ancora oggi. Salvatore Cuffaro – che tutti chiamavano Totò – ha un curriculum screditato dalle condanne penali e dalla fama che l’ha sempre circondato. Piace a molti lettori di Livesicilia. Noi pensiamo che debba tacere, senza interruzioni inopportune e loquaci. Si prepari all’ordalia con i suoi problemi giudiziari lontano dai riflettori della vita pubblica a cui non merita più di appartenere.
Questa è la premessa. Poi c’è il resto. Per un re che tramonta c’è un regno che conosce l’alba. Sovrano e dignitari del nuovo potere tentano di accreditarsi come originali e incliti. Sarà, a noi non appaiono affatto freschi di bucato e siamo pure scettici il giusto sulle proposizioni reiterate di illibatezza. Staremo a vedere senza preconcetti. Intanto, non possiamo fare a meno di ricordarlo: ci fu un momento in cui parecchi protagonisti del nuovo andavano a braccetto col vecchio, cioè col Cuffarismo e con Cuffaro, quando si chiamava Totò, per gli amici. Venne infine l’era delle sentenze e dei cannoli che spazzò via quell’orizzonte. Tuttavia, i sopravvissuti non esultino troppo e non indossino maschere alternative. Si nota ancora un’incancellabile macchia di ricotta da cannolo all’angolo delle labbra.