'Illegittimi quei 29 milioni all’Arpa': la bocciatura della Consulta

“Illegittimi quei 29 milioni all’Arpa”: arriva la bocciatura della Consulta

Bocciata una norma del 2015 che spostò lo stanziamento sul fondo per la sanità
LA SENTENZA
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PALERMO La Regione Siciliana non avrebbe potuto finanziare l’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) con le risorse del Fondo sanitario regionale. Lo sostiene la Corte costituzionale con una sentenza depositata oggi. La Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma della Finanziaria del 2015, scritta dal governo Crocetta. La norma sanciva uno stanziamento annuale di 29 milioni di euro per l’Arpa con risorse a valere sul Fondo sanitario regionale. La sentenza è figlia della questione di legittimità, sollevata dalla Corte dei conti con le sue sezioni riunite (e “incoraggiata” da un precedente ricorso del Commissario dello Stato su materia analoga, accolto nel 2022), attraverso il giudizio di parifica dell’esercizio finanziario 2020. Una posizione ribadita dai giudici contabili anche nell’ultimo giudizio di parifica, quello relativo al Rendiconto 2021. Anni nei quali l’allora governo Musumeci costruì i bilanci sulla base di una norma vigente (quella dei 29 milioni targati Fsr ogni anno per l’Arpa) che dal 2016 al 2019 comunque non era mai stata contestata dai giudici contabili.

La sentenza sul finanziamento all’Arpa

La Corte, presieduta dal siciliano Augusto Barbera – dopo avere ricordato un’altra sentenza che dichiarava l’illegittimità costituzionale di una seconda norma, quella che attribuiva all’Arpa la qualifica di “ente del settore sanitario” -, ricorda che la Regione Siciliana “è sottoposta ai vincoli del piano di rientro dal disavanzo sanitario”. Di conseguenza “nel suo bilancio – si legge – non possono essere previste spese sanitarie ulteriori rispetto a quelle inerenti ai Livelli essenziali di assistenza”. Da qui il paletto fissato dai giudici costituzionali. “Rimane inibita alla Regione”, per quanto riguarda la materia della tutela della salute, la possibilità di introdurre prestazioni “ulteriori e ampliative” rispetto a quelle previste dal raggiungimento dei Lea. La Regione, infatti, spostando le risorse Fsr sull’Arpa, avrebbe dovuto anche “individuare una correlazione” tra quel denaro assegnato all’Agenzia e i Livelli essenziali di assistenza.

Il nodo dei Lea

Un punto sollevato a sua volta dai giudici contabili. Secondo questi ultimi mancherebbero “i criteri di determinazione delle prestazioni rientranti nei compiti dell’Agenzia”: per questo, quindi, non sarebbe legittimo il finanziamento con le risorse destinate ai Lea. Secondo la Corte dei conti, inoltre, le funzioni spettanti all’Arpa “sono solo in minima parte riconducibili a quelle sanitarie ‘stricto sensu’. Il sistema di finanziamento, di qualificazione e di controllo delle agenzie ambientali deve poi considerarsi “nettamente distinto da quello degli enti del settore sanitario”.

Nel 2023 il cambio di formula

Le cose sono cambiate nel 2023, come riconosciuto anche dalla Corte costituzionale. La Regione ha previsto un contributo ordinario di sette milioni di euro per il funzionamento dell’Arpa. Soldi che si aggiungono a quelli gravanti sul Fsr e che sono stati quantificati nella misura massima di 24 milioni di euro annui dal 2023 al 2025. Ora è stato stabilito che la parte di risorse assegnate all’Agenzia a valere sul Fondo sanitario regionale debba essere destinata al “perseguimento degli obiettivi di prevenzione primaria correlati ai determinanti ambientali e climatici associati direttamente e indirettamente alla prevenzione e al controllo dei rischi sanitari correlati all’erogazione dei Lea e al finanziamento dei costi per prestazioni che abbiano tali caratteristiche”. Una specifica della quale la precedente norma “era sprovvista” non avendo messo in correlazione le risorse assegnate all’Arpa con i Lea.

Le ripercussioni

Resta da capire la conseguenza di questa sentenza sui bilanci regionali. Il governo potrebbe essere costretto a spostare la spesa di 29 milioni annui dal Fondo sanitario ai fondi ordinari, correggendo gli ultimi Rendiconti.


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