Soldi per entrare via terra in Italia | Tratta di migranti, 17 fermati - Live Sicilia

Soldi per entrare via terra in Italia | Tratta di migranti, 17 fermati

Rapporti con la mafia e il gruppo paramilitare albanese 'Nuovo Uck' I NOMI

PALERMO – Seguivano un cittadino macedone e hanno scoperto due associazioni criminali che si occupavano di traffico di clandestini e armi, riciclaggio di denaro e diamanti. Sono diciassette le persone fermate dai carabinieri del Comando provinciale di Palermo su ordine della Procura distrettuale antimafia. Si continua a indagare sui contatti con la mafia catanese e il gruppo paramilitare albanese ‘Nuovo Uck’ per la cessione di armi da guerra. Tutto è partito dalla figura di Fatmir Ljatifi, macedone ormai da anni residente a Bolognetta, nel Palermitano, e del suo più stretto collaboratore, Giuseppe Giangrosso, di Roccamena.

Bastava pagare per entrare via terra in Italia. Ad occuparsi dei clandestini era innanzitutto una banda di kosovari residenti a Como e Sondrio composta da Arben Rexhepi, Driton Rexhepi, Xhemshit Vershevci, Ibraim Latifi, e dagli italiani Jilenia Fele Arena, Franco e Tiziano Moreno Mapelli. Mentre indagavano sulla prima banda i carabinieri hanno scoperto in diretta la nascita della seconda organizzazione composta da Giuseppe Giangrosso, Dario Vitellaro, Fatmir Ljatifi e Dzemilj Dzaferi. I clandestini arrivavano in Italia dai Balcani e poi venivano condotti in auto fino in Svizzera. La sera del 13 marzo 2017 un furgone con undici clandestini a bordo è stato bloccato alla frontiera di Ponte Cremenaga, in provincia di Varese. L’autista aveva circa trentamila mila euro addosso. Erano i soldi pagati dai clandestini, espulsi dalla Svizzera e rispediti in Italia. Un’altra rotta per il traffico di migranti partiva dal Kosovo e giungeva fino a Trieste. Due clandestini sono stati bloccati alla stazione ferroviaria di Mestre. La loro meta ultima era sempre la Svizzera.

La seconda organizzazione, quella di cui avrebbe fatto parte Giangrosso, faceva giungere in Sicilia degli slavi, reclutandoli fittiziamente come manodopera da imprenditori compiacenti. In questo caso un ruolo avrebbe avuto il pregiudicato Dario Vitellaro che si trovava agli arresti domiciliari. Una volta ottenuto il permesso di soggiorno i clandestini si sarebbero spostati in altri stai europei.


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