PALERMO – “Oggi i tecnici ‘puri’ non bastano. In giunta servono assessori abituati a entrare in contatto con la gente, che conoscano le vere esigenze dei siciliani”. Assessori un po’ “politici”, insomma. Ezechia Paolo Reale si considera uno di questi. Più abituato alle campagne elettorali che alle carriere burocratiche. E così, l’avvicendamento con Dario Cartabellotta alla guida dell’assessorato alle Risorse agricole lo spiega un così: “L’esecutivo aveva bisogno di cambiare un po’ la propria natura”.
Quindi possiamo dire che lei è, a tutti gli effetti, un “politico”? Ormai sembra quasi che ci si vergogni a dirlo…
“Come faccio a negarlo? Io sono stato candidato a sindaco alle ultime elezioni della mia città, Siracusa. Sebbene in un’ottica di impegno civico, che venisse prima di ogni altra considerazione politica o partitica”.
A dire il vero, molti consideravano la sua candidatura espressione di un pezzo di centrodestra, quello rappresentato, nel suo territorio, dal deputato regionale oggi Ncd Vincenzo Vinciullo. Adesso si trova in una giunta di centrosinistra. Com’è possibile?
“Non è esattamente così. La mia candidatura a sindaco è stata sostenuta da tre liste civiche, non connotate politicamente. Una delle tre era espressione dell’onorevole Vinciullo, ma io, di fatto, ero contrapposto sia al candidato del centrosinistra Garozzo sia a quello di centrodestra Bandiera. Sono arrivato al ballottaggio e non sono stato eletto per appena duemila voti”.
Bene, la sua esperienza più che “politica” è civica. Eppure, è stata una nuova forza politica a indicarla in giunta: Articolo 4 di Lino Leanza e Luca Sammartino.
“Nella mia città io da tempo ho avviato il ‘Progetto Siracusa’, proprio nell’ottica di quell’impegno civico di cui le parlavo. Da dicembre, però, il mio movimento si è federato con Articolo 4”.
Perché proprio con Articolo 4?
“Perché rappresenta una forza politica che nasce al di fuori delle divisioni partitiche tradizionali. Con un’idea specifica: l’attenzione per i temi del lavoro”.
Si aspettava di essere indicato come assessore?
“A dire il vero non me l’aspettavo del tutto. Credo che i deputati di Articolo 4 abbiano pensato che il sottoscritto possa incarnare il loro progetto nel governo”.
In che senso? Crocetta aveva detto che anche nella distribuzione delle deleghe avrebbe tenuto conto delle esperienze professionali dei nuovi assessori. Lei che esperienze può vantare nel settore dell’agricoltura?
“Se lei si riferisce a esperienze specifiche nel settore, devo ammettere che non ho un passato legato al mondo dell’agricoltura. Ma ho certamente una lunga esperienza di amministratore, visto che per sette anni sono stato assessore all’urbanistica nel Comune di Siracusa. Ma il punto è proprio questo…”.
Cioè?
“Oggi non basta più il ‘tecnico puro’. Per carità, io non posso che esprimere la mia stima e il mio apprezzamento nei confronti dell’assessore Dario Cartabellotta, che mi ha preceduto. Ma penso che, con la scelta di nominare il sottoscritto, il presidente voglia dire che oggi serve anche la politica. La capacità, insomma, di recepire e cogliere i bisogni della gente. A volte, i tecnici mettono i paraocchi e non vedono cosa accade intorno”.
Durante le manovre per il rimpasto qualcuno ha raccontato che i renziani del Pd non vedessero bene il suo ingresso in giunta. Era stato, in fondo, pochi mesi prima, lo sfidante dell’attuale sindaco Garozzo, un renziano della prima ora.
“A me non risulta. E non credo sia possibile. Non conosco benissimo Garozzo, solo per questioni di natura generazionale. Ma i rapporti sono sempre stati cordiali e corretti. Giusto per farle un esempio: il consulente del lavoro del mio studio legale è proprio il padre del sindaco di Siracusa. Anzi, credo che la presenza di un altro assessore aretuseo possa solo fare bene alla nostra città”.
C’è anche Mariarita Sgarlata in giunta. Una presenza notevole quella dei siracusani nell’esecutivo, considerato il fatto che alcune province non esprimono nemmeno un componente della giunta.
“Credo che questo sia un particolare di poco conto. Ormai viviamo in un mondo globalizzato, la provenienza non è così importante. Insomma, un ‘Cencelli geografico’ oggi non serve proprio a nulla”.
Intanto però il rimpasto che l’ha coinvolta ha finito per dividere ancora di più la maggioranza. È preoccupato dal fatto di arrivare in un esecutivo che rischia di trovarsi senza i numeri in parlamento?
“Non sono preoccupato. Credo che tutti i deputati, in Aula, faranno gli interessi della Sicilia. E ritengo anche che alcune delle divisioni tra i partiti siano acuite dalla campagna elettorale appena avviata. Penso che dopo le Europee molte di queste fratture si ricomporranno”.
Lei cosa fa nella vita?
“Io sono un avvocato dal 1985. Adesso sono titolare di uno studio legale associato”.
E adesso dovrà occuparsi di agricoltura. Ha già chiare quali siano le priorità, le emergenze più gravi?
“Guardi, quello delle Risorse agricole e della pesca è un settore nevralgico, delicatissimo. Se dovessi fare un elenco, sarebbe troppo lungo. Certamente, in linea di principio, dobbiamo fare in modo che agricoltura e pesca, settori per lungo tempo un po’ dimenticati, possano guardare al futuro. Ma certamente due emergenze vanno affrontate subito”.
A cosa si riferisce?
“Intanto ai Consorzi di bonifica. Dobbiamo lavorare per farli uscire presto da commissariamenti che hanno provocato solo guai. Senza dimenticare l’importanza delle persone che vi lavorano. Non vanno considerati un ‘peso’, frutto di un sistema clientelare, ma una risorsa. E poi, c’è il tema dei Forestali…”
Da sempre oggetto di critiche, inchieste, e anche di difficoltà, in sede di bilancio…
“Anche in questo caso, dobbiamo trasformare i dipendenti in una vera e propria risorsa. Penso ad esempio alla possibilità di utilizzarli anche per le operazioni legate al dissesto idrogeologico. Interventi che possono anche ricevere il sostegno economico dell’Europa”.
E così risolviamo la questione di questi dipendenti. Ma le imprese, le aziende legate al settore dell’agricoltura e della pesca?
“Ecco, da questo punto di vista noi dobbiamo lavorare per favorire una internazionalizzazione vera. A parte alcune eccellenze, infatti, facciamo molto poco in questo senso. La rotta va invertita, anche da un punto di vista geografico. Non basta più esportare in Europa, si deve puntare ai nuovi mercati. Alla Russia, ad esempio, o alla Cina”.
Ha già conosciuto il presidente Crocetta? Che opinione ha del governatore?
“Finora i nostri incontri sono stati pochi e puramente istituzionali. Ma ho avuto l’impressione di avere davanti una persona che vuole davvero cambiare la Sicilia. Ma il cambiamento non può mai essere compiuto da una persona sola. È necessario che tutti i siciliani diano una mano”.