PALERMO – Undici anni fa se ne andava Marco Pantani. Il ciclista di Cesenatico morto il giorno di san Valentino del 2004, mentre risiedeva nella sua camera nel residence “Le Rose” di Rimini. Quello che probabilmente è stato il miglior scalatore dell’ultimo mezzo secolo, capace di far innamorare nuovamente gli italiani del ciclismo dopo i fasti straordinari dei vari Coppi e Bartali, Gimondi e Moser. L’ultimo ciclista capace di vincere nello stesso anno, il meraviglioso 1998, prima il Giro d’Italia e poi il Tour de France. Corridore straordinario e con la tempra del campione, probabilmente non simpatico a tutti nell’ambiente del ciclismo, e forse per questo motivo colpito nel proprio orgoglio quando, il 5 giugno del 1999, fu estromesso dal Giro d’Italia (che si accingeva a vincere per il secondo anno di fila) a causa dei valori fuori norma del proprio sangue.
Forse Marco Pantani è morto proprio quella mattina a Madonna di Campiglio, tra le accuse di fare uso di doping che gli piovevano sulla testa ma che non sono mai state dimostrate. Fatto sta che in cinque anni di stenti, di porte chiuse in faccia, di affetti interrotti e di una chiusura in se stesso causata dal suo carattere di ferro, il Pirata non ha più avuto modo di dare un senso alla propria carriera, se non nell’apparizione al Tour de France del 2000, quando sconfisse quel Lance Armstrong che fu innalzato a idolo assoluto per la propria storia di rinascita, ma che si è poi scoperto essere uno abile più ad imbrogliare che ad andare forte in salita. Tutto l’opposto di Marco Pantani, che oggi vogliamo ricordare.