PALERMO – Avrebbero organizzato in ogni dettaglio decine di truffe da mettere a segno nel Messinese. Da Palermo, base operativa della banda, si spostavano frequentemente per mettere in scena un vero e proprio copione che aveva già fatto finire nelle proprie tasche migliaia di euro: prendevano di mira soprattutto anziani, specie nei pressi delle chiese o dei luoghi di aggregazione.
Tra i sei arrestati dai carabinieri del comando provinciale di Messina nel blitz “Hypnose”, ci sono, così, anche quattro palermitani. Si tratta di Giovanni Salafia, 27 anni; Michele Faija, 59enne di Cinisi; Gaetano Talamanca, 51 anni e Giuseppe Immesi, 68 anni. In arresto anche Matteo Li Causi, 49enne della provincia di Bergamo. Domenico Immesi, 38 anni, originario di Villabate (Pa), era riuscito a fuggire alla cattura durante l’operazione, ma è stato arrestato nel pomeriggio.
“Non possiamo parlare di semplici truffatori – spiegano i carabinieri di Messina – perché in base alla frequenza e alla dimestichezza con un meccanismo ormai consolidato, i soggetti in questione possono essere definiti dei veri e propri rapinatori”. Agivano sempre in tre per volta: Salafia avrebbe ricoperto il ruolo di marinaio straniero intenzionato a vendere gioielli, Faija fingeva di essere interessato all’acquisto, Li Causi avrebbe interpretato il gioielliere in grado di valutare la merce e, talvolta intenzionato a comprarla. Infine, Immesi avrebbe finto di essere un altro potenziale acquirente. La compravendita di gioielli era inscenata con lo scopo di coinvolgere la vittima empaticamente, con abbracci, strette di mano e persuasione psicologica.
Il meccanismo era quasi sempre lo stesso e in uno dei casi accertati dai carabinieri, ha fatto sborsare tremila euro ad un pensionato. Si tratta di un settantenne di Barcellona Pozzo di Gotto, avvicinato in via Roma: ipnotizzato, è stato convinto a prelevare tremila euro. In particolare, Immesi e il suo complice, avrebbero inscenato la compravendita coinvolgendo la vittima con continue strette di mano e appoggiando più volte una busta con dei soldi sulla sua pancia e sul petto, inserendo anche i finti gioielli nel suo taschino. L’anziano, ormai in stato confusionale, si era recato in banca e, seguendo le istruzioni dei malviventi, aveva prelevato il denaro, poi consegnato ad Immesi davanti alla porta della chiesa di San Sebastiano. In cambio, aveva ricevuto un anello che non aveva alcun valore.