PALERMO – Carmelo Scelta è rimasto in carica fino a marzo 2015. Solo il terremoto provocato dall’arresto di Roberto Helg fece crollare il potere dell’ex direttore generale di Gesap. E dire che proprio il presunto ruolo di Scelta nell’estorsione al pasticciere Santi Palazzolo è stato escluso dai magistrati. O meglio, gli elementi raccolti dall’accusa furono considerati “insufficienti” a sostenere il giudizio. Eppure in tempi non sospetti, e cioè nel novembre 2010, l’allora consiglio di amministrazione di Gesap avrebbe potuto accorgersi del sistema delle consulenze – costose e inutili – che adesso viene contestato a Scelta.
Nel consiglio di amministrazione c’era anche Domenico Di Carlo, nominato in quota Provincia di Palermo. Aveva preso carta e penna per chiedere chiarimenti. Non gli avrebbero mai risposto. E così Di Carlo, nel novembre 2012, si dimise. Non è un caso che sia stata la prima persona sentita dai poliziotti della sezione anticorruzione della Squadra mobile di Palermo. Sarebbe bastato leggere la lettera di Di Carlo per bloccare gli illeciti ancor prima che intervenisse la magistratura. “Nel giugno 2010 – ha messo a verbale Di Carlo – l’amministratore delegato, l’onorevole Giacomo Terranova si dimise nel periodo di vacatio il direttore generale Carmelo Scelta operava come fosse l’amministratore delegato”. La prima conseguenza sarebbe stata che “i dirigenti degli uffici predisponevano una sola proposta di delibera che era sistematicamente conforme alle aspettative del direttore generale”. Era già chiaro allora il cuore della questione e cioè la frammentazione del piano per la nuova hall arrivi in una miriade di progetti che sono stati costati 11 milioni e mezzo di euro: “Il grosso appalto venne parcellizzato in quindici progetti allo scopo di aggirare l’obbligo di effettuare la gara pubblica”.
Nel luglio 2012 la posizione di Scelta subì una picconata. La Provincia, socio di maggioranza di Gesap, e il Comune di Palermo trovano un’intesa per limitare il potere di Scelta a cui fu tolta la delega al personale. Gli effetti dell’insolito asse Leoluca Orlando, neo eletto sindaco, e Giovanni Avanti, alla guida di Palazzo Comitini, furono cancellati nel novembre successivo. “Non sono riuscito a impedirlo”, ha raccontato Di Carlo che dice di avere saputo da Stefano Mangano, allora presidente del Cda, che dietro il ritorno ai pieni potere di Scelta c’erano “i desiderata del presidente del Senato, Renato Schifani”.
“Mangano mi disse che aveva ricevuto – ha messo a verbale – una telefonata dal presodente Schifani con la quale perorava la causa di riassegnare le deleghe al dottore Scelta. Mangano era meravigliato perché era la prima volta che riceveva una telefonata dal presidente Schifani. Non ho motivo di credere che millantasse la conversazione con Schifani perché appartengono allo steso schieramento politico”.
Scelta è rimasto al suo posto fino al marzo 2015, quando è stato licenziato. Niente lo aveva scalfito fino ad allora. Né il cambio dei vertici di Gesap con la nomina nell’autunno del 2013 alla presidenza di Fabio Giambrone (a cui Scelta ha chiesto un milione di euro di danni per il licenziamento). Né la convocazione di Scelta alla Commissione parlamentare antimafia per discutere di infiltrazioni della criminalità nei cantieri. E neppure le polemiche sul suo mega stipendio che si attestava sulla media di 250 mila euro all’anno.