Violenza domestica | Italia condannata

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02 Marzo 2017, 12:40

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La Corte europea dei Diritti umani ha condannato l’Italia “per non aver agito con sufficiente rapidità per proteggere una donna e suo figlio dagli atti di violenza domestica perpetrati dal marito”. Gli abusi sono poi degenerati e hanno portato all’assassinio del ragazzo e al tentato omicidio della moglie. La vicenda è quella di Andrei Talpis, il moldavo di 48 anni che quattro anni fa accoltellò a morte il figlio Ion, di 19 anni, e la moglie Elisaveta, 48, dopo averla inseguita per strada. 

La tragedia si era consumata nella notte del 26 novembre 2013 nell’appartamento in cui la famiglia abitava a Remanzacco. Erano le 4.30 del mattino quando l’uomo era rientrato a casa ubriaco e aveva avuto un alterco con la moglie. Il figlio era intervenuto in difesa della madre e aveva cercato di disarmare il padre, che aveva in pungo un lungo coltello da cucina, ma era rimasto colpito mortalmente.

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L’uomo oggi è in prigione con una condanna all’ergastolo. Alla Corte europea dei diritti umani si era rivolta direttamente Elisaveta nel maggio 2014, denunciando le autorità italiane per non averle accordato una protezione adeguata, nonostante le sue ripetute richieste d’aiuto.

La Corte ha condannato l’Italia per la violazione dell’articolo 2 (diritto alla vita), 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) e 14 (divieto di discriminazione) della convenzione europea dei diritti umani. I giudici hanno riconosciuto alla ricorrente 30 mila euro per danni morali e 10 mila per le spese legali. Si tratta della prima condanna dell’Italia da parte della Corte per un reato relativo al fenomeno della violenza domestica.

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02 Marzo 2017, 12:40

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