Un giorno, quando lo vedremo con la maglia di una grandissima squadra vittoriosa, ricorderemo con una lacrimuccia che Simon Kjaer era dei nostri. Sì, uno di noi. Un ragazzino biondo e imberbe protetto da un gigante buono che ha un nome che ricorda un certo tipo di mestiere palermitano da officina e olio di gomito. E ricorderemo che in fondo quella parvenza di fragilità era l’astuzia più sublime del biondino. Far credere all’avversario di avere davanti un imbelle ronzino da prateria verde e poi svelare, con un rimbalzo di magia, la consistenza di una purissima classe che atterrisce e sfolgora. Non è Moris Carrozzieri a proteggere Simon Kjaer con la sua clava generosa di onesto centrale. E’ Simon ad allargare le sue bianchissime ali di cigno, al netto di qualche sbadataggine che l’anagrafe comprende e giustifica. Simon è nato cigno. Non ha dovuto affrontare la burocratica trafila del riscatto di coloro che nascono brutti anatroccoli e si ingegnano e impegnano perfino gli occhi per acquistare il costume da maestoso volatile. Lui ha avuto indosso le sacre piume da sempre. Il suo destino è iscritto nel destino di un grande club. Perciò, non illudiamoci, questione di tempo. Un giorno non lontano, il cigno Simon volerà via. Intanto, godiamocelo.
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