PALERMO – In un contesto di fragile ripresa economica, nell’Isola emergono segnali preoccupanti per quel che riguarda la ricchezza e la propensione al consumo delle famiglie. E non solo per il forte svantaggio che le caratterizza in confronto alle altre case italiane, con una disponibilità di reddito disponibile di appena 12.418 euro per il solo 2014, ma anche perché la qualità e la condizione occupazionale regionale, con particolare riferimento per Palermo, risultano avere ancora una spinta diesel. Così, secondo il report di Confesercenti Palermo, prodotto da Eures e Cer, mentre nel resto dello Stivale in media si hanno 4.275 euro in più, in Sicilia la mancanza di reddito incide fortemente nella capacità di investimento ma anche di consumo.
La spesa media mensile di ogni famiglia siciliana per questo ammonta a 1.779 euro nel 2014. Un valore decisamente inferiore rispetto al dato medio di sette anni prima, stagione in cui di euro a disposizione ce n’erano ben 2.073. Ed è in questo contesto di crisi che sono cambiate le tipologie di spesa. Meno acquisti di mobili e articoli per la casa, ma soprattutto, meno soldi destinati all’istruzione, rispetto al 2007. E se da una parte la contrazione maggiore ha visto in prima linea proprio queste spese, le cose non vanno meglio per gli acquisti di abbigliamento e calzature, i consumi ricreativi, quelli destinati alla ristorazione e ai servizi ricettivi, ai trasporti e alle comunicazioni, agli spettacoli e la cultura. L’unico servizio che, tra tutti, registra un incremento è quello relativo all’abitazione. Che tradotto significa che le bollette delle utenze di acqua, elettricità, gas e combustibili, hanno la priorità su tutto.
A confermare questa povertà che colpisce molte famiglie concentrando la ricchezza nelle mani di pochi, ci pensa il tasso d’insolvenza che vede Palermo in prima fila. Un’ulteriore conferma delle difficoltà che affrontano le famiglie del capoluogo rispetto al resto del Paese, infatti, è data dal fatto che il rischio di non saldare il debiti si aggira intorno al 7,6 per cento solo nell’ultimo anno, in un testa a testa con Ragusa e Catania. “Il pericolo che corriamo se non rispettiamo la legalità e la sicurezza è che passi un messaggio sbagliato – spiega Mario Attinasi, presidente di Confesercenti Palermo -. E cioè che chi lavora in nero, chi non paga le tasse, chi non rispetta le regole alla fine possa farla franca e chi, invece, opera nella legalità sia solo uno sciocco. Tuttavia occorre in tempi rapidi un sistema fiscale più equo e soprattutto più sostenibile sia per le imprese che per le famiglie, senza il quale non ci potrà essere ripresa economica”.
Una nota positiva, però, è data dal leggero incremento per il mercato del lavoro siciliano nell’ultimo anno. A Palermo resiste una situazione di allarmante difficoltà, certo, però il tasso di occupazione si attesta nel 2015 al 38 per cento, rispetto al 36,9 dell’anno prima ancora. Un 1,1 per cento in più che fa ben sperare che, a poco a poco, la crisi resti soltanto un lontano ricordo. E anche il tasso di disoccupazione, che nel 2015 ha fatto registrare un discreto miglioramento, rimane abbastanza alto a Palermo, sebbene, infatti, tra il 2014 e il 2015 sia diminuito di 0,7 punti, raggiungendo il 23,9 per cento appena durante l’ultimo anno. “Bisogna contribuire a delineare un futuro pieno di speranze e soprattutto a rallentare in maniera significativa l’esodo di tanti giovani che, non trovando lavoro, si spostano in altre regioni o in altri stati – conclude Attinasi -. Questo è un impoverimento per il nostro territorio che non possiamo più consentire”.