PALERMO- La depressione, una gravidanza tenuta nascosta e il gesto insano. Valentina Pilato risponde al pubblico ministero Antonino Di Matteo.
Tre ore di interrogatorio tra confessioni, silenzi e pianti. Cosa si siano detti al momento resta confinato alla stanza del reparto di Ginecologia dell’ospedale Cervello dove la donna è piantonata. Valentina Pilato è indagata per infanticidio. Reato ben diverso dall’omicidio volontario per le possibili conseguenze penali. A difenderla l’avvocato Enrico Tignini.
Dall’incrocio tra il racconto della donna e le indagini viene fuori che Valentina Pilato avrebbe sofferto di depressione. Una depressione causata da una quotidianità che non le piaceva più. Soffriva il fatto di vivere in un piccolo paese qual è Gemona del Friuli, dove si era trasferita a vivere dopo una parentesi in Veneto. Si sentiva sola e aveva deciso di rientrare in Sicilia per curarsi. Nessuno, almeno stando al suo racconto, si era accorto della gravidanza. Neppure lei, se non quando mancavano ormai poche settimane al parto.
Lo ha tenuto nascosto a tutti sperando che la corporatura robusta l’aiutasse nel suo intento. Non se n’era accorto il marito e neppure i familiari che ha raggiunto pochi giorni fa a Palermo. Ed è a Palermo che ha partorito. Da sola avrebbe messo al mondo la bambina che poi ha abbandonato dentro un borsone in un cassonetto della spazzatura in via Ferdinando Di Giorgi, nella zona del Motel Agip, dopo avere reciso il cordone ombelicale. Valentina Pilato lo ha confessato, ma detto di averlo fatto solo perché credeva che la figlia fosse morta. Era convinta che non respirasse più. E mentre lo diceva piangeva e chiedeva notizie sugli altri figli.
Sul perché abbia deciso di disfarsi della bimba nulla ha aggiunto. Ha confermato, tra le lacrime, che non avrebbe voluto portare a compimento la gravidanza. Il marito, militare dell’esercito, è stato sentito dai carabinieri a sommarie informazioni.
È arrivato dal Friuli in macchina. Nulla sapeva di quanto fosse accaduto fino a prima di iniziare a verbalizzare il suo racconto.