La faida canadese in Sicilia | Chi trema dopo la morte di Rizzuto - Live Sicilia

La faida canadese in Sicilia | Chi trema dopo la morte di Rizzuto

Quando a maggio scorso furono ritrovati due cadaveri carbonizzati a Casteldaccia, gli investigatori più attenti lanciarono molto più di un'ipotesi. La faida canadese era sbarcata in Sicilia. Ora sono gli stessi investigatori a chiedersi come possa incidere negli equilibri mafiosi la morte di don Vito Rizzuto, che di quella faida è stato uno dei protagonisti.

MAFIA, IL RETROSCENA
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PALERMO – Quando a maggio scorso furono ritrovati due cadaveri crivellati di colpi e carbonizzati nella campagne di Casteldaccia, gli investigatori più attenti lanciarono molto più di un’ipotesi. La faida canadese era sbarcata in Sicilia. Adesso sono gli stessi investigatori a chiedersi come possa incidere negli equilibri mafiosi la morte di don Vito Rizzuto, l’ultimo dei grandi padrini italo-canadesi che di quella faida è stato uno dei protagonisti.

Tra i morti della guerra combattuta a suon di piombo e dollari c’è anche Juan Ramon Fernandez. La scia di sangue d’oltreoceano ha sporcato anche le strade siciliane. A Montreal si erano già contati sessanta morti in tre anni. Juan Ramon Fernandez era l’ambasciatore a Toronto di don Rizzuto, leader del clan nato come costola di due famiglie newyorkesi (Bonanno-Gambino), ed erede di Nicolò Rizzuto, l’anziano patriarca partito da Cattolica Eraclea per diventare un potente boss a Montreal. Il dominio dei Rizzuto negli ultimi anni è stato messo in discussione da Raynald Desjardins. Coincidenza vuole che quando Rizzuto è stato scarcerato, nell’ottobre 2012, la guerra sia esplosa più feroce che mai. Ramon Fernandez si è trovato in mezzo al conflitto e non ha saputo o voluto scegliere con chi schierarsi. Da una parte il suo padrino, don Vito, e dall’altro Raynald Desjardins che assieme a Fernandez, nel corso della stessa cerimonia, era stato affiliato alla famiglia mafiosa canadese.

La conferma che l’ordine di ammazzarlo sia partito dal Canada emergerebbe anche dal pentimento di Sergio Flamia. Se è vero, come è vero, che Flamia, braccio destro del capomafia bagherese Gino Di Salvo, nulla dice di sapere del delitto, allora la pista canadese prende sempre più corpo. Se fosse vera l’ipotesi, ancora non accertata, che sia stato davvero Vito Rizzuto a ordinare il delitto di Juan Roman Fernandez è inevitabile chiedersi se qualcuno oggi, in terra siciliana, inizi ad avere paura trovandosi privo della copertura del padrino canadese. Per il duplice omicidio – assieme a Fernandenz venne pure assassinato Fernando Pimentel – sono finiti in carcere i fratelli Salvatore e Pietro Scaduto. Entrambi bagheresi come Giuseppe Carbone, il collaboratore di giustizia che li ha inguaiati nonostante neghino ogni accusa.

Era normale che Ramon Fernandez, cacciato dal Canada, riparasse a Bagheria. Bagheresi, infatti, sono, oltre agli Scaduto, anche Michele Modica e Andrea Fortunato Carbone, fratello del neo pentito. Entrambi attualmente detenuti, si erano trasferiti a Toronto. Nel 2004 qualcuno aveva tentato di ammazzare Modica all’interno di un ristorante. Era in compagnia di Scaduto e Carbone. Un episodio che Fernando Pimentel ricordava così, alcuni gironi prima di morire, a Ramon Fernandez: “…Perché cavolo lui tremava negli stivali quando quelle persone gli sono andati contro laggiù… California Sandwich (ristorante nella periferia di Toronto dove il 21 aprile 2004 Michele Modica ha subito l’attentato)… lui (Pietro Scaduto) aveva la cosa e non ha nemmeno risposto al fuoco… a questo punto meglio portarsi la pistola ad acqua…”.

Una volta arrivato in Sicilia, Ramon Fernandez si era creato una schiera di picciotti e si era messo in affari con la droga. Con il benestare dei boss locali, naturalmente. A cominciare da Sergio Flamia, che lo spagnolo chiamava “il capo”. Tra settembre e ottobre 2012 sono state intercettate una serie di telefonate lungo l’asse Bagheria-Valencia-Toronto tra Fernandez, Pimentel e alcuni personaggi finora rimasti fuori dalle indagini. Si parlava di un carico di droga proveniente dal Sud America. In effetti è stato monitorato l’arrivo degli stupefacenti a Toronto dopo avere fatto tappa a Chicago e Buffalo negli Stati Uniti.

Juan Ramon Fernandez, durante la permanenza siciliana, era obbligato a gestire anche gli affari canadesi. Lo avrebbe fatto tramite tale Daniele Ranieri, che gli investitori considerano il suo braccio destro. Sono state registrati alcuni contatti con Rosario Staffiere e Frank Campioli, suoi uomini in Canada, dai quali Fernandez aveva saputo che l’atteggiamento irrispettoso di Ruggeri nei confronti della vecchia guardia dell’organizzazione mafiosa stava creando parecchi malumori. Eppure Ramon non si mostrava preoccupato. Anzi ribatteva a muso duro: “…Se qualcosa succede a Dany, saranno tutti eliminati lo stesso giorno”. Ed invece ad essere eliminato è stato lui.


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