MAZARA DEL VALLO – “Mi sono sentita sola: quando ho chiesto di poter parlare via radio con mio padre, dalla Farnesina mi hanno detto che dovevo rivolgermi al mio Paese, la Tunisia. Ma a Tunisi mi hanno spiegato che la questione riguardava la Libia e l’Italia. Mi sono sentita discriminata, incappata nel vortice delle competenze”.
L’ha detto Naoires, figlia di Mahmed Bel Haddada, uno dei sei pescatori tunisini sequestrati a Bengasi. Naoires era presente stamane alla cerimonia di consegna di un assegno, da parte di due imprendtori locali, alle famiglie dei 18 pescatori. Con lei c’era la figlia di un altro pescatore tunisino, che annuiva al racconto della ragazza. (ANSA).