Cronaca

“La furia dell’acqua, le urla, il dolore: così rivivo l’inferno”

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03 Novembre 2020, 06:08

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PALERMO – “Non c’è un giorno in cui io non pensi a quello che è accaduto quella notte, non c’è giorno che io non rivolga i miei pensieri alla mia famiglia, cancellata quella notte del 2018”. A parlare con la voce ancora tremante per la paura è Giuseppe Giordano, sopravvissuto insieme alla figlia Asia all’alluvione di Casteldaccia di due anni fa. “E’ il secondo anno senza i miei affetti più cari. L’assenza di chi amavo profondamente si fa sempre più forte e ogni 3 novembre rivivo quell’inferno come fosse ieri. Le urla, il fango, la pioggia incessante. Tutte quelle immagini sono vive nella mia mente, sempre. E’ un incubo che mi tormenta”.

Giordano con la sua famiglia

La famiglia sterminata

Giordano, la moglie e i tre figli, erano tornati da pochi giorni a Palermo dopo un viaggio a Parigi, poi avevano trascorso il Ponte di Ognissanti nella casa di contrada Dogali-Cavallaro di Casteldaccia, tra risate, dolci e i giocattoli che, come da tradizione, donavano ai più piccoli. La furia dell’acqua, dopo l’esondazione del fiume Milicia, travolse tutto tutto ciò che incontrava e la casa in cui si trovavano in tutto tredici persone fu investita dal fango. Morirono la moglie di Giordano, Stefania Catanzaro; il figlio Federico di 15 anni; la figlia Rachele di 3 anni; i genitori; la sorella; il fratello e il nipote. Nella strage perse la vita pure Nunzia Flamia, madre di Luca Rughoo, cognato di Giordano, anche lui sopravvissuto insieme alla figlia.

“Mio figlio travolto insieme alla sorellina”

“Trascorrerò anche questa giornata al cimitero – dice Giordano – ormai soltanto lì posso trovare conforto. Da quella maledetta notte il mio unico motivo di vita è mia figlia Asia. Grazie a lei riesco a trovare la forza di andare avanti, ma mia moglie e gli altri due miei figli sono sempre con noi e il solo pensiero ci fa scoppiare in lacrime. Ogni compleanno, ogni ricorrenza, la ‘festeggiamo’ lì, vicino ai nostri cari. Poche settimane fa è stato il compleanno di Federico: mio figlio avrebbe compiuto 17 anni. E’ morto da eroe, cercando di salvare la sua sorellina minore. L’aveva presa in braccio, mi urlò di stare tranquillo, perché Rachele era con lui. E invece l’acqua li travolse e li inghiottì”.

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Il giorno dei funerali

“Il sindaco mantenga la promessa”

Giuseppe nei mesi scorsi ha chiuso il suo negozio di moto e cambiato casa. Al dolore per la tragedia si sono aggiunti i problemi economici, provocati anche dalla somma che fu necessaria per i funerali celebrati in cattedrale. “Il giorno della cerimonia, lo ricordo bene, il sindaco Orlando mi disse che il Comune si sarebbe impegnato per sostenere i costi. Io non ero e non sono in grado di pagare quella cifra, ma ancora oggi sono in attesa. Quasi un anno fa, lo scorso dicembre, dopo la mia partecipazione ad una trasmissione televisiva per chiedere ancora una volta una mano, il sindaco ha ribadito che avrebbe dato seguito alla sua promessa”. Il Comune nei mesi scorsi aveva fatto sapere che la porcedura di accertamento della documentazione presentata era in corso. Nel frattempo, però il dolore e i problemi di Giuseppe si fanno sempre più forte, proprio mentre arrivano cinque archiviazioni nel processo in cui rimangono imputati per omicidio colposo l’attuale sindaco di Casteldaccia, la responsabile della protezione civile comunale, e il proprietario dell’immobile che fece da scenario a morte e distruzione.

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03 Novembre 2020, 06:08

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