Le elezioni regionali viste con la pancia del Pd somigliano davvero a un film horror. Nessuno lo ammetterà mai apertamente, perché tra un po’ si vota e manifestare ciò che si teme potrebbe apparire diserzione, non soltanto cristallino bisogno di verità. Ma, una volta chiusi i taccuini e silenziati i registratori, i timori si palesano con bruciante chiarezza. Possiamo riassumerli così. Mentre la testa dei democratici lancia proclami per la vittoria finale, quella pancia borbottante spiega che gli scenari possibili non sono affatto consolanti. E si affilano metaforiche lame in vista del 26 settembre, il giorno dopo il voto.
Chinnici, la campagna e i rischi
Per raccontare questo scorcio finale di sfida, si può partire da una battuta di Cateno De Luca che tira l’acqua al suo mulino, però non è detto che non ci azzecchi. ‘Catemoto’, in una intervista a LiveSicilia.it, ha lasciato partire la bordata: “Caterina Chinnici si è ritirata”. Significa, se interpretiamo correttamente, che la competitor progressista è formalmente presente, ma assente nei fatti dalla disfida per Palazzo d’Orleans, per quel suo mantenere un profilo basso ed equilibrato, forse – secondo i critici – un po’ troppo. Un mormorio, più o meno esplicito, è trapelato, talvolta, anche tra i sostenitori della candidata. A cui si riconoscono doti importanti, tranne una, secondo certa vulgata: ovvero il non avere quella ‘faccia da guerra’ (politica) che il frangente richiederebbe.
Patatrac quarto posto…
E siccome tutti, a taccuini spalancati, dicono appunto che la sfida rimane apertissima, bisogna affidarsi ai bisbigli per carpire gli stati d’animo dei narratori. Ce n’è uno, senza firma, accorato, che tratteggia un quadro angosciante in casa progressista. Eccolo: “Caterina Chinnici può benissimo, malissimo per noi, arrivare quarta. Ci sarà un testa a testa tra Schifani e De Luca, dall’esito non scontato. I grillini saranno sorretti dalla campagna nazionale sul reddito di cittadinanza. Dunque, il rischio è proprio la quarta posizione”. In una sfida in cui arrivare secondi avrebbe strascichi, arrivare terzi sarebbe una sciagura, arrivare quarti sarebbe un patatrac. Ma è un’ipotesi, all’interno delle truppe piddine, non inverosimile. Proprio un film dell’orrore.
La resa dei conti dal 26…
In caso di sconfitta più o meno drammatica, si annuncia, comunque, nel Pd regionale, la resa dei conti per il giorno dopo le elezioni. Ieri, Antonello Cracolici ha tuonato ancora: “Dobbiamo costruire un nuovo Pd siciliano e nazionale, dobbiamo costruire un Pd con la testa e con il cuore nei territori, che non sia mai più un partito pensato come una sorta di ‘azienda centralizzata’ con filiali in giro per l’Italia”. Oggi, chiacchierando con LiveSicilia.it, interviene Antonio Rubino, orfiniano: “Barbagallo continua a non avere il polso del partito e confonde lo sforzo che stiamo facendo con la compattezza. Dal 26 in poi il Partito Democratico, per fortuna, non sarà più un suo problema. Ma lui deve smetterla con le provocazioni e impegnarsi come tutti nella campagna elettorale”.
E il segretario…
Lui, il nominato, nel discorso precedente, Anthony Barbagallo, segretario siciliano dei democratici, per la verità, ci prova a tenere insieme una casa pericolante: “La resa dei conti la lasciamo al centrodestra. È una cultura che non ci appartiene, noi siamo abituati a discutere al nostro interno negli organismi deputati. Aspettiamo, perciò, l’esito del voto, non ho mai temuto alcun confronto”. Un nobile esercizio di democrazia. Che potrebbe servire a poco. (Roberto Puglisi)