La mafia ha truccato la raccolta differenziata |Dia: "Pagati rifiuti importati da Messina" - Live Sicilia

La mafia ha truccato la raccolta differenziata |Dia: “Pagati rifiuti importati da Messina”

Dagli atti dell'inchiesta Nuova Ionia della Dia di Catania(IL BLITZ), di cui LivesiciliaCatania è in possesso, emerge che la raccolta differenziata dei comuni gestiti dall'Ato Joniambiente è stata truccata attraverso la falsificazione dei formulari (INTERCETTAZIONE 3). Plastica, carta, vetro, legno e umido sono stati anche importati dall'Ato Messina (INTERCETTAZIONE 1) e conferiti, a spese dei cittadini, presso i centri compiacenti.  INTERCETTAZIONE 1 -   2  -  3  -  4.

Operazione Nuova Ionia, gli arrestati

 

CATANIA- Raccolta differenziata falsificata, formulari dei rifiuti inventati (INTERCETTAZIONE 3 ) e una quantità non calcolabile di carta, plastica, vetro, legno (INTERCETTAZIONE 4) e umido sono stati importati da altre province siciliane per fare crescere le percentuali di rifiuti differenziati da conferire nelle stazioni di compostaggio. Così la mafia, con la complicità di imprenditori e dirigenti dell’Ato, secondo quanto risulta dagli atti dell’operazione Nuova Ionia( ARTICOLO), ha fregato i cittadini e il consorzio Comieco. Gli arrestati sono 27 (FOTO). I cittadini in pratica, nei comuni serviti dall’Ato Joniambiente, avrebbero pagato lo smaltimento di rifiuti provenienti da Messina, per fare lievitare la raccolta differenziata. La Comieco, invece, ha premiato alcuni comuni per il raggiungimento di quote falsificate di differenziata. Ecco in esclusiva il cuore dell’operazione della Dia che ha portato alla luce l’ecomafia alle falde dell’Etna.

La Procura ipotizza l’esistenza di “una stabile struttura organizzativa finalizzata a costituire supporto per la continuativa perpetrazione del delitto di frode delle pubbliche forniture e traffico illecito di rifiuti”. Un intero capo d’accusa è dedicato alla frode nelle pubbliche forniture aggravata dal favoreggiamento alla mafia nel settore della raccolta differenziata. Gli indagati sono Alfio Agrifoglio, Gianfranco Claudio Del Tufo “nella qualità rispettivamente -scrivono i magistrati- di direttore per la Sicilia e funzionario interregionale della Aimeri Ambiente”. Entrambi avrebbero agito in concorso con il presunto mafioso Roberto Russo, “direttore per il personale e gestore di fatto della medesima società, aggiudicataria dell’appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani nei 15 comuni consorziati con l’Ato Joniambiente” e con Antonino Germanà e Giuseppe Grasso, impiegati dell’Ato Joniambiente. Tutti avrebbero commesso una frode nell’esecuzione del contratto d’appalto non raggiungendo la percentuale di raccolta differenziata prevista nel capitolato d’appalto per carta, legno, plastica, vetro e umido.

Gli investigatori sostengono che la frode non si sarebbe concretizzata soltanto nella “dolosa non esecuzione del contratto”, la compagine avrebbe fatto “falsamente comparire”, la percentuale di raccolta differenziata non soltanto “raggiunta, ma addirittura aumentata”, attraverso la falsificazione dei formulari di trasporto ed altri “mezzi fraudolenti”: Aimeri (LA REPLICA) avrebbe conteggiato come differenziati i rifiuti raccolti al di fuori del territorio da altre imprese compiacenti.

Un meccanismo quasi perfetto, che prevedeva la compiacenza di Roberto Palumbo, storico consigliere comunale dei Ds di Paternò, ambientalista, e di Gaetano La Spina, rispettivamente responsabile tecnico e dipendente della discarica Sicilia Ambiente Spa.

Palumbo e La Spina avrebbero “attestato falsamente il conferimento in discarica, da parte di Aimeri Ambiente, di quantità di rifiuti di gran lunga superiori a quelle effettive”(INTERCETTAZIONE 2).

In pratica i cittadini dell’Ato Joniambiente hanno pagato lo smaltimento di raccolta differenziata proveniente dall’Ato Messina 4, (INTERCETTAZIONE 1) grazie alla complicità di Giuseppe Arcolia, sorvegliante dell’Amia Spa, che faceva in modo “che i mezzi della Aimeri prelevassero determinate quantità di rifiuti” a Messina “onde far sì che la quantità complessiva di conferimento della indifferenziata da parte della Aimeri corrispondesse percentualmente al falso aumento di raccolta differenziata”.

Tutto sarebbe avvenuto attraverso la supervisione di Antonino Germanà, che avrebbe addirittura gestito il “coordinamento delle false indicazioni dei formulari”, cioè i documenti che attestano provenienza, quantità e tipologia dei rifiuti, nonché “abusando della sua qualità di funzionario Ato, con la dolosa omissione dei dovuti controlli e delle doverose segnalazioni”.

Grazie alla complicità del funzionario Ato Giuseppe Grasso, il presunto mafioso Roberto Russo veniva avvertito di imminenti controlli sulla Aimeri Ambiente, azienda che in questo modo ha evitato di pagare le penali derivanti dal mancato raggiungimento della raccolta differenziata.

Il presunto mafioso Roberto Russo, viene intercettato mentre parla con l’assessore all’Ecologia del comune di Giarre Pietro Mangano: insieme discutono dell’imminente ritiro del premio per l’aumento della raccolta differenziata. Russo esclama: “Ora devi dire grazie a me, ah! Te ne ho caricato di formulari degli altri paesi”. La Procura sostiene che “questa informazione, già di per se esplicita, viene chiarita leggendo l’articolo pubblicato sul quotidiano La Sicilia l’1 febbraio del 2009, nel quale il giornalista elogia sette comuni siciliani ritenuti virtuosi nella raccolta differenziata di carta e cartone per aver superato i 5 kg pro capite raccolti durante l’anno”. E’ bene precisare che il giornalista ha agito in buona fede, riportando i dati forniti dal consorzio Comieco, dati purtoppo, per il comune di Giarre, falsificati a monte da presunti mafiosi, imprenditori e amministratori compiacenti.

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