Il prossimo 8 maggio torna al taeatro del Baglio di Villafrati, nell’ambito della quinta edizione della rassegna “Alle parole nostre”, la compagnia del Teatro Tascabile di Bergamo, storica formazione teatrale che ha dedicato una parte rilevante del suo lavoro di ricerca nello studio del “Kathakali” la danza indiana definita “il più completo e il più espressivo di tutti i sistemi di danza”.
Originario dell’India sud-occidentale, il Kathakali è un distillato di pratiche spettacolari rituali che si rifanno all’epopea classica induista del Ramayana e del Mahabharata e dei Purana. La simbologia cui la danza rimanda è di carattere cosmogonico: il dissolversi dell’oscurità e la creazione del cosmo attraverso la danza. Il sontuoso apparato di trucchi e costumi, l’ipnotica e raffinatissima musica vocale e percussiva, uniti alla leggendaria preparazione tecnica dei suoi attori hanno reso celebre quest’arte nel mondo. Angikam-PutanaMoksa è il titolo dello spettacolo che sarà danzato e recitato a Villafrati da Beppe Chierichetti, Ruben Manenti, Alessandro Rigoletti, Caterina Scotti tra tecniche orientali e occidentali.
Lo spettacolo
Il malvagio re Kamsa ha saputo da una profezia che un giorno verrà ucciso dal dio Krishna. Dopo aver cercato senza successo di impedirne la nascita (la madre è la sorella stessa del re), Kamsa invia quindi una sorta di orchessa-sicario, Pùtana, ad Ambadi, la città in cui è stato nascosto il dio ancora lattante. La scena si apre con il tirannoku, una tecnica propria del Kathakali, con cui i personaggi si presentano rivelandosi a poco a poco da dietro lo schermo di un sipario. Pùtana è un personaggio grottesco nelle movenze e nel trucco: la sua prima presentazione è la parodia delle scene d’amor cortese in cui l’eroina si prepara all’incontro d’amore. Ricorrendo al potere magico Pùtana si trasforma in un splendida fanciulla e si reca ad Ambàdi. Inizia qui una lunga descrizione lirica delle bellezze della città: i palazzi decorati da gemme preziose, le fanciulle che danzano e giocano sulle rive di ruscelli dalle fresche acque, i pavoni che aprono le loro ruote multicolori. Ma Pùtana, pur rapita da tante bellezze, ricorda il suo dovere: uccidere il piccolo dio Krishna. Lo cerca nella sua bella casa: la sua malvagità vacilla di fronte al fascino del bimbo, finché prende con determinazione ad allattarlo dopo essersi cosparsa di veleno i capezzoli: ma Krishna insieme col latte avvelenato succhia dal seno di Pùtana la sua stessa vita. La strega perde le sue fattezze angeliche e cade a terra contorcendosi negli spasmi della morte.
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