PALERMO – Pace quasi fatta con i tifosi. Jasmin Kurtic fa mea culpa, ammette di avere sbagliato e si assume le sue responsabilità. Lo sloveno è sicuramente stato tra i migliori nella gara di sabato scorso contro la Roma, una partita che lo ha visto protagonista; dopo l’ottima performance, arrivano anche le parole in sala stampa. Parole da calciatore maturo: “E’ normale che si contesti, perché eravamo ultimi in classifica, è giustissimo. E’ giusto che ci mandino a quel paese, la responsabilità è nostra, né del presidente né dell’allenatore. Noi dobbiamo dimostrare di potercela fare – dichiara lo sloveno – abbiamo sbagliato, speriamo adesso di recuperare”.
Con Sannino tutta un’altra storia secondo il centrocampista rosanero: “Sannino stava già facendo un buon lavoro, adesso ha ripreso la squadra. Abbiamo lavorato molto bene, siamo riusciti a fare una bella partita contro la Roma. Adesso ci sono Sampdoria e Bologna, sono decisive ma c’erano anche Siena, Atalanta, prima. Dobbiamo avere lo stesso atteggiamento, andare in campo e fare la guerra, come dice il mister, senza badare alla bellezza. Ora dobbiamo fare la guerra con tutti. Con lui rispetto alla prima volta non è cambiato nulla. Si lavora molto bene, si lavora con un’intensità alta, siamo più aggressivi e ordinati in campo”.
Parole importanti quelle di Kurtic, consapevole delle difficoltà ma al contempo voglioso di rialzare la cresta: “Il futuro? Non so cosa succederà a giugno, adesso penso soltanto a salvarmi col Palermo. Io con mister Gasperini seguivo l’uomo fino alla fine, adesso invece c’è Donati che gioca più indietro, recuperi più forza e forse è meglio giocare così. Ma faccio ciò che dice lui. Sono andato più volte verso la porta, la gara con la Roma però è il passato, ora pensiamo al futuro”. Poi sul gol che gli manca: “Ogni gol cambia la vita – dice -. E’ normale che i tifosi fischino, siamo ultimi in classifica e si aspettano da noi che gettiamo il sangue ogni partita. Lo faremo, stiano tranquilli”. Domani per il Palermo seduta a porte aperte al Barbera.