La storia di Rosario Faraone è tante storie insieme e tutte in comune con tanti. Saro che non c’è più si può raccontare con diversi sguardi. L’ultimo è quello più lancinante e più prezioso: Rita, moglie e compagna di una vita che gli accarezza i lineamenti nel segno di un amore che è già terreno addio. C’è dunque anche la storia dei corpi e degli occhi che si salutano. Ma qualcosa rimane sempre, nel caso di Saro è già tutto.
Erano fatti per stare insieme, Saro e Rita. Davide lo ha ricordato nel suo messaggio d’addio in bottiglia: “Ci ha insegnato come si affronta una malattia e come si muore. L’ultimo insegnamento della sua vita straordinaria, vissuta accanto alla donna che ha conosciuto che erano bambini ed ha sempre amato, ai suoi fratelli, i figli ed i nipoti”. Un amore immenso. Non una roba da cioccolatini. La perfezione va bene per il marketing. Noi esseri umani abbiamo bisogno di sentirci vivi nell’imperfezione e di sceglierci, guardandoci da angoli che non si smusseranno mai. Li guardavi, Rita e Saro, e pensavi: questi staranno insieme per sempre, perché sono stati insieme da sempre, sono nati per stare insieme.
E poi la casa a San Lorenzo, con Davide e Gianluca. Due ragazzi buoni, il primo più estroverso, il secondo più riservato. Quello è il nucleo che non andrà mai via. Puoi diventare senatore della Repubblica, Papa, conquistare il mondo. Però non scorderai mai il modo in cui tuo padre e tuo madre ti guardavano quando eri bambino. E ricorderai che tuo papà ti regalava le maglie della sua squadra, ci provava, insomma. Ma tu, infine, hai scelto la tua. Ed era di un altro colore.
La casa di San Lorenzo era molte case insieme. Ospitava il convivio, gli scherzi, le feste e i dibattiti politici, fungendo da succursale della sezione Pds-Ds di via Maltese. Saro e i suoi figli l’avevano rimessa a nuovo dopo anni di abbandono. Ed era uno spartiacque la sezione ‘Concetto Marchesi’. Tra i bassi e i palazzoni che si dividevano il quartiere.
C’erano, in quegli scarni locali, attrezzi utili all’umanità. Una biblioteca fornita. Da ‘Collodi’ di Pinocchio ai libri di Giampaolo Pansa. C’era un minimo sindacale di Pc, all’epoca nascente delle connessioni. C’era una centrale del volantinaggio, coordinata da Aurelia e Arianna. C’era una fresca aria, appunto, di relazioni umane. Era un tempo in cui le persone avevano ancora bisogno di incontrarsi, di guardarsi senza schermi, di parlarsi, mentre si toccavano. Era il tempo delle bandiere. Da lì passarono quasi tutti. Lì si organizzarono le prime campagne elettorali dell’Ulivo. Un anno il candidato era Pino Toro e qualcuno propose, però sul serio: “Affittiamo un toro e facciamolo sfilare”. Pino guardò tutti con il suo sorriso da gentiluomo, in cima a un’aria decisamente allarmata. E sentenziò: “Mi pare una americanata… Ma poi dov’è che si affittano i tori?”. Peccato, sarebbe stato memorabile.
E c’è Saro, il nonno, amatissimo dai nipoti che adorava. Questo aveva accentuato il suo sorriso, la sua calma felicità, la serenità di un uomo che, con i dolori che sono il bagaglio di tutti, ha vissuto una vita bellissima. Ecco, anche questo, in uno sguardo che può moltiplicarsi all’infinito, era Saro Faraone, sindacalista, appassionato di politica, compagno di strada e amico, senza convenienze, per scelta. Era un uomo felice. Leggiamo sul Facebook un tributo giusto e amorevole: “I funerali si terranno domani (OGGI, NDR) alle 10 presso la Chiesa di Santa Rosalia in via San Lorenzo 128. Purtroppo Rosario ci ha lasciati. Ha dato e ricevuto tanto bene, come capita a tutte le persone buone”.