La politica dimentica Padre Puglisi, niente asilo a Brancaccio - Live Sicilia

La politica dimentica Padre Puglisi, niente asilo a Brancaccio

Il progetto non è stato inserito nel piano triennale delle opere pubbliche e i finanziamenti rischiano di perdersi

PALERMO – Nel quartiere Brancaccio di Palermo l’asilo nido voluto da padre Pino Puglisi non verrà costruito. Almeno per il momento. La paradossale vicenda è dovuta al fatto che l’opera non è stata inserita dal comune nel piano delle opere pubbliche triennali per via di uno scontro politico tra maggioranza e opposizione.

“Non realizzare l’asilo nido a Brancaccio significa uccidere padre Puglisi per la seconda volta” ha commentato amaramente al Tg2 Maurizio Artale, presidente del centro Padre nostro.

In uno dei quartieri più difficili di Palermo, dove il beato Pino Puglisi strappava alla mafia i picciotti prima che Cosa nostra ne decretasse l’uccisione, oggi il rischio è che si torni indietro di 30 anni. E proprio la costruzione di un asilo nel cuore di Brancaccio era il sogno di don Pino Puglisi. Dopo tanti anni e diversi finanziamenti, il presidente del centro Padre nostro ha regalato il progetto al comune di Palermo che, però, non può far altro che tenerlo chiuso in un cassetto.

“Purtroppo stiamo rivedendo ragazzi che già a 13-14 anni sono di nuovo nella mani della mafia spacciando negli angoli del nostro quartiere”, denuncia Maurizio Artale.

In un quartiere difficile per la città di Palermo, la mancata costruzione dell’asilo sarebbe un segnale di debolezza che le Istituzioni, in questo particolare momento, non possono permettersi.

“Il rischio reale è quello di perdere il finanziamento ed offrire un assist alla mafia, per usare una metafora calcistica, o per usarne un’altra sulla mobilità alternativa, un’autostrada alla mafia. Si può ribadire che mentre le istituzioni si “annacano”, la mafia si muove e fa i fatti” si legge in una nota pubblica firmata dal presidnete del centro Padre nostro, Maurizio Artale.

“Tutto il consiglio Comunale oggi ha il dovere civile, ma soprattutto morale, di realizzare quel sogno che il prete di Brancaccio ha barattato con la sua vita, donandola per i suoi piccoli, alla mano vile della mafia”. 


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