PALERMO- E’ la sera dei miracoli, fai attenzione. E va bene così, anche se Lucio Dalla, poeta immenso e ragazzo come noi, era del Bologna. La sera della Nord che riprende a cantare e di tutto il ‘Barbera’ che ricomincia ad amare. E’ la sera che aspettavamo e si racconterà a lungo di quando Palermo ritrovò il Palermo. Questa sera di Palermo-Brescia noi, sì, l’aspettavamo come una luminaria nel buio della crisi rosanero, nel rimbalzo di notizie sulla società che tengono il fiato sospeso.
L’aspettava Enzo, perché se ne parlava, da zio Nino, il barbiere di piazza Europa, con trepidazione e speranza, come un rilancio nella classifica del campionato e nella salita del cuore. Se ne chiacchierava ed Enzo quasi si commuoveva nel ricordare quanta luce nascosta c’è nella maglia rosanero. Lui che parava da campione, molti anni fa. Che in un’amichevole fermò addirittura Omar Sivori. Che, in qualche cassetto, ha una foto con Bacigalupo, il portiere del grande Torino, che lo afferra con una manona e lo prende in braccio.
L’aspettava, questa sera, quel ragazzo della curva che ha perso suo padre, in estate, il papà che, da bambino, lo portava allo stadio. E adesso, quel ragazzo, va sugli spalti con suo figlio. Nessuno spezzerà mai il filo dei padri e dei figli che si abbracciano se il Palermo fa gol.
Fai attenzione, è la sera dei miracoli. La aspettano sotto il carciofo di piazza De Gasperi gli amici del ‘muah’. Chi sono? Non si sa. Il nomignolo si attribuisce, benevolmente, per via del tipico intercalare. Vinciamo? Muah. Pareggiamo? Muah. Perdiamo!? Doppio Muah di scongiuro (Muah Muah…).
E’ la sera del Palermo. Di due ragazzi innamorati che si riscaldano le mani intirizzite per il freddo e si lasciano fotografare. La sera di Bellusci che ha detto la sua da vero capitano e incita il popolo da sanguigno tribuno. La sera di Corini che capitano lo è stato per davvero e che ha il rosa tatuato sull’anima. Ma stasera è l’avversario da accogliere con un applauso per ringraziarlo della sua affettuosa signorilità, del suo essere un esempio. Sempre. Infatti, ringrazierà: “Palermo mi regala sempre delle emozioni particolari. Tutte le volte che vengo qua lo avverto, questo è un sentimento ricambiato”.
Saranno in ventimila nel ‘Barbera’ che canta e che balla. Sono qui per gridare: ecco il nostro Palermo. Niente e nessuno ci allontaneranno mai dal nostro Palermo. Viale Del Fante è un colpo d’occhio di teste.
Dimenticate il Foggia, i vuoti, il posteggio facile, i tranquilli cittadini che ‘scendono il cane’. Dimenticate la solitudine che è molto peggio della tristezza, perché è afona. E non ha rabbia: solo latitanza. La gente si accalca ai tornelli.
I rosanero entrano che sembra il secondo tempo di ‘Fuga per la vittoria’. Mancano la rovesciata di Pelè e Stallone che ferma il rigore al tedesco con la faccia cattiva. Ma c’è Brignoli, l’eroe di Perugia. C’è Rispoli che corre come lo struzzo imprendibile del coyote di turno. C’è Falletti che pare seduto su un motorio immaginario, sicché senti quasi il verso – meeeee, meeeeee – se sprinta, in una nuvola onirica di fumo. C’è Puscas, un soldato dell’area.
E c’è Jaialo che merita un applauso tutto per lui. Lo vedi e lo scambi per un giocatore di Subbuteo, tutto geometria, compasso e tocchetti. Invece, che fosforo, che intelligenza, che piede. E c’è Palermo che ritrova il Palermo nel ‘Barbera’ che frigge d’amore. La curva si sgola. Inizia e non la smette più. Torna pure in uso un vecchio coro polifonico, sul rilancio del loro portiere, che narra di attività qui irriferibili. E’ assai volgare e deprecabile, ma, a suo modo, dice che qualcosa che era smarrito è stato ritrovato.
Questo è un Palermo da amare, che prende il cuore e lo butta sull’erba. E gioca bene. E va seguito, in qualunque notte. Il pubblico vuole la favola. Entra Nestorovski e la concede con una capocciata vincente. Nesto-gol! Dai che ce l’abbiamo fatta. Poi, sulla palombella maledetta e finale di uno che si chiama Tremolada il prode Brignoli dimentica di essere un principe e si trasforma in bella addormentata occasionale.
Uno a uno. Eugenio nemmeno ci crede, lo sa che non hanno meritato. Ecco un silenzio di pietra che dura un secondo. Ancora applausi, canti e abbracci. Abbiamo vinto perché siamo qui. Hanno vinto i padri e i figli che ora si sorreggono verso l’uscita. L’uomo che ha una bancarella intera di magliette ripiega la sua mercanzia, con la faccia triste.
E’ la sera dei miracoli dei rimpianti. Ma lasciateci sognare, ancora un po’. Lasciateci questo dolore che sempre ci accompagna e che è la parte più pulita di tutto ciò che non smetteremo di amare. Solo un po’ d’amore da accendere e tenere stretto. Ci basterà. Basta poco a Palermo per non rinnegare se stessa.