10 Aprile 2021, 06:07
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Non c’è giornalista che non conosca il celeberrimo titolo dell’inchiesta di Tommaso Besozzi su Salvatore Giuliano pubblicata nel 1950 su L’Europeo: “Di sicuro c’è solo che è morto”. Ecco, in Sicilia di sicuro pare che non ci sia nemmeno la morte. Perché i morti spuntano così, da un giorno all’altro, nei conteggi ufficiali, dopo essere finiti dimenticati chissà dove. E non si parla di qualche unità, si parla di più di 200 decessi, che sono apparsi tutti assieme ieri nel bollettino Covid quotidiano. Risalgono a tempo fa a quanto pare, probabilmente quindi alla precedente gestione finita nell’inchiesta che ha scosso il governo regionale e in seguito alla quale si è dimesso l’assessore Ruggero Razza. Appaiono d’emblée anche migliaia e migliaia di guariti, quei guariti che ultimamente scarseggiavano nei conteggi. A riprova che solo di meri errori si tratta e non di malafede, sottolinea il musumeciano Alessandro Aricò. Il che però conforta fino a un certo punto.
È difficile persino provare a commentare questa giostra di numeri che sembrano girare a casaccio. Il pensiero che su una cosa talmente enorme si sia accumulato un tale caos da produrre questa correzione in corsa lascia smarriti. Ha gioco facile l’opposizione a commentare che “il caos è ormai l’unico ordine che regna in Sicilia”, parole di Antonello Cracolici. Il tutto nel giorno in cui l’intera provincia di Palermo apprende che sarà in zona rossa fino al 22 aprile, un’ulteriore mazzata per l’economia del territorio.
Dopo le notizie sull’inchiesta sui dati Covid – nella quale emersero conversazioni in cui si parlava di morti “vecchi” – e le dimissioni di Razza, avevamo auspicato che il presidente della Regione rassicurasse i siciliani sull’affidabilità dei numeri sui quali si decidono le sorti di milioni di persone, perché la Sicilia, scrivemmo, ha bisogno di una Regione a cui poter credere. Nel suo discorso all’Ars Musumeci nella triplice veste di governatore, assessore alla Salute e commissario per l’emergenza Covid, ha rinfacciato alle opposizioni i guasti del recente passato ma di chiarimenti sul pasticcio dei conteggi ne ha forniti pochi. Ora appaiono all’improvviso numeri di questa portata, senza un supplemento di chiarezza che ci illumini sul come fossero stati invisibili. E allora torna in mente il celebre titolo di Wystan Hugh Auden: “La verità, vi prego, sull’amore”. E verrebbe da chiedere al presidente Musumeci e alla sua amministrazione ‘la verità, vi preghiamo, sul Covid in Sicilia’. Anche se le preghiere sarebbero fuori luogo, perché i siciliani hanno il sacrosanto diritto di pretendere un po’ di chiarezza su questi numeri. Sperando che l’operazione di ieri sia definitiva e di non dover prendere nota nei mesi a venire di nuove clamorose “correzioni”.
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10 Aprile 2021, 06:07