Voragine Partecipate: in 5 anni |sono costate un miliardo

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27 Settembre 2012, 11:08

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PALERMO – Un miliardo di euro. Duemila miliardi di vecchie lire. Tanto sono costate solo in questa legislatura le società partecipate della Regione siciliana. Una cifra astronomica, in qualche modo certificata dalla Corte dei Conti, che nella sua relazione annuale sul bilancio della Regione ha spiegato come l’amministrazione spenda, solo per il personale di queste società (7 mila persone circa) qualcosa come 220 milioni di euro l’anno. Il mensile “S”, in edicola da sabato ma già acquistabile online da domani, compie un viaggio nel mondo spesso assai contraddittorio delle società partecipate. Provando a raccontare l’effettivo peso di queste aziende sui conti della Regione. Un miliardo circa, appunto, solo in questa legislatura.

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Tutto ciò, nonostante un processo di riordino che dovrebbe fortemente ridurre queste società, ma che in alcuni casi procede fortemente a rilento. Nel frattempo, però, restano in piedi tutti i costosissimi Cda, dove spesso si annidano uomini di partito, politici “trombati” alle elezioni, fedelissimi. Quanto costano i consigli di amministrazione delle società partecipate? Stando agli ultimi dati aggiornati al 2011, il costo sfiora il milione e seicentocinquantamila euro. Una somma dovuta alle indennità di amministratori che spesso le sommano o le hanno sommate ad altre anche più corpose, provenienti sempre dalle casse di Palazzo d’Orleans. È il caso, ad esempio, di Gianluca Galati, uno dei dirigenti esterni della Regione, che ha “incamerato” fino a poche settimane fa anche 77 mila euro lordi per presiedere il Cda di Siciliacque e di Lavoro Sicilia spa o di Anna Rosa Corsello commissario liquidatore di Multiservizi, ma anche dirigente generale al Lavoro e commissario del Consorzio autostrade siciliane fino alla metà di agosto (poi sostituita da Maurizio Trainiti). Compensi che, sommati, portano le indennità lorde di questi amministratori a cifre almeno a cinque zeri. Che superano abbondantemente, insomma, i 150 mila euro lordi annui. E persino società in grave crisi economica come l’Ast, si è concessa un affollatissimo Cda, formato da cinque componenti, per una spesa di di 225 mila euro.

Ma al di sotto dei Cda,
ecco tutta una serie di ruoli di sottogoverno, spesso meno visibili, ma in alcuni casi altrettanto “ricchi”. Alla Beni culturali, per esempio, sindaci effettivi, revisori dei conti, componenti degli organismi di controllo, e tante altre “professionalità” costano qualcosa come 175 mila euro l’anno.
E poi, ecco gli immancabili consulenti. Che non mancano in queste società. Solo gli incarichi vigenti costano più di un milione di euro all’anno. E in alcuni casi, i nomi sono anche ricorrenti. Nel 2011 Umberto Vattani è stato presidente di Sviluppo Italia Sicilia ed esperto esterno del Parco scientifico e tecnologico, mentre l’avvocato Claudio Alongi, marito del segretario generale Patrizia Monterosso, riceve dalla Multiservizi una specie di stipendio: duemila euro al mese per accompagnare il processo di liquidazione. E intanto, incassa altri 19 mila euro per la consulenza legale per Beni culturali. Tutti i particolari sul prossimo numero di “S”, in edicola sabato.

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27 Settembre 2012, 11:08

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