Alla vigilia della tornata di test di ammissione ai corsi di laurea a numero chiuso, Roberto Lagalla, rettore dell’Università di Palermo lancia l’allarme. “Il sistema di finanziamento degli atenei penalizza quelli del Sud e favorisce quelli del Nord. Bisogna cambiare i criteri di finanziamento delle università”. In effetti, come diffuso da “Il sole 24 ore” in questi giorni, dei candidati all’accesso al corso in Scienze della Formazione a Palermo, solo il 9 per cento potrà essere accontentato, in base al rapporto fra le richieste e i posti disponibili. Spostandosi verso nord, per l’accesso allo stesso corso, la percentuale sale fino all’85,6 per cento della Cattolica di Brescia.
Un divario enorme ove si consideri anche che dei candidati all’accesso alla facoltà di Architettura a Palermo, solo il 19 per cento riuscirà a raggiungere l’obiettivo, contro le università di Ancona, Torino, Roma e Parma, dove il numero dei candidati è addirittura inferiore ai posti disponibili.
“E’ una questione di mancanza risorse” risponde il rettore Lagalla che ha già avviato una ‘cura dimagrante’ per risanare i bilanci dell’Università di Palermo. Ma non è bastato e il dito è puntato contro i criteri usati dal ministero dell’Università per assegnare i finanziamenti. “In Sicilia e al Sud c’è una maggiore richiesta di alta formazione”, anche perché molti ragazzi al Nord, al termine della scuola, decidono di andare direttamente a lavorare. “Ma noi – continua Lagalla – invece abbiamo il maggior numero di richieste e le minore risorse di tutta Italia”.
Quindi, in sintesi, laddove c’è una grossa richiesta v’è una corrispondente mancanza di fondi. Come si può ovviare al problema? “La soluzione non è semplice – spiega il rettore – e non c’è prospettiva. Non si possono neanche aumentare le tasse come tral’altro abbiamo già fatto. Da questo punto di vista è una questione politica”.
E l’accento torna sui criteri della famosa direttiva del ministero che indicava gli atenei “buoni” e quelli “cattivi”. “Questi criteri non sono praticabili – dice Lagalla – perché si basano sui livelli occupazionali e finiscono per penalizzare il Sud, mentre nelle Università del Nord restano posti liberi”.
Un problema che Lagalla, con la Rete dei rettori del Sud, ha portato di fronte al ministro Mariastella Gelmini senza averne adeguata risposta. A penalizzare ulteriormente la situazione economica degli atenei meridionali vi è anche una generale situazione reddituale delle famiglie che si ripercuote sulle tasse universitarie. “Basti pensare – sottolinea il rettore – che nell’Università di Palermo vi è il doppio degli studenti che sono esenti dalle tasse per basso reddito rispetto a Milano”.
Per Lagalla è importante “porre attenzione a questa situazione” e propone di riadeguare i criteri di finanziamento degli atenei in base alle richieste che pervengono. A questo proposito Aldo Pinchera, luminare chiamato dallo stesso ministro a guidare un gruppo di esperti per la razionalizzazione delle scuole di specializzazione, ha proposto di istituire un concorso nazionale per quanto riguarda i test di accesso ai corsi di laurea a numero chiuso. Un modo per favorire la meritocrazia che però trova qualche difficoltà di attuazione.
“La graduatoria unica nazionale è un’idea semplice, oggettiva, ma difficile da realizzare. Questo perché l’Italia non dà quella ampia possibilità di mobilità che esiste in altri paesi. Mancano tutti quegli elementi che agevolano gli studenti a una tale pratica”.