PALERMO – Il calcio è cambiato da anni e l’Italia ha vissuto sulla propria pelle gli stravolgimenti economici del pallone. La Serie A non è più il torneo più ambito del mondo, sorpassato dal duopolio Barcellona-Real Madrid nella Liga e dai soldi della Premier League, ma anche dalla straordinaria organizzazione delle squadre partecipanti alla Bundesliga. Un eldorado non più a tinte tricolori, col rischio di doversi guardare le spalle da altri mercati fuori dall’Europa. La dimostrazione? Gli investimenti arabi e il boom economico cinese, oltre ad una rinascita calcistica made in USA. Tutti argomenti trattati da Marco Bellinazzo, giornalista del Sole 24 Ore, nel suo “Goal Economy”, presentato a Palermo nell’Aula Magna “V. Li Donni” davanti a circa trecento studenti.
Una Serie A che non ha saputo tenere il passo delle concorrenti, come ha ammesso Bellinazzo a LiveSicilia Sport, soprattutto quando si è colmato il gap a livello televisivo con le avversarie spagnole e inglesi: “La Serie A ha conosciuto la sua epoca d’oro troppo tempo fa, ora è in fase di declino, pur essendo stato uno dei primi campionato su cui hanno investito le tv, anche estere”. Il cambio di marcia non è avvenuto, a differenza delle altre big d’Europa, e la Lega ha avuto un ruolo centrale in questo rallentamento: “Purtroppo è mancata la trasformazione di livello aziendale, con una lega che funzionasse da centro del sistema”.
In un campionato che fatica ad imporsi sulla scena europea, il Palermo è la classica espressione di squadra italiana. Teledipendente, con i ricavi televisivi che rappresentano oltre il 50% dell’intero fatturato operativo, e aggrappata alle plusvalenze, dunque alle cessioni dei suoi gioielli: “Il Palermo è in una fase di passaggio – prosegue Bellinazzo – Zamparini sta valutando il da farsi. Occorrerebbe tutta una serie di interventi sulla governance interna, oltre che sulle infrastrutture. Ho l’impressione che questa sia una fase di ristagno per lo sviluppo del Palermo, pur avendo un brand appetibile a livello internazionale e un fatturato importante. Per aumentare i ricavi bisognerebbe però aumentare una capacità aziendale che oggi manca”. E magari trovare nuove fonti di entrate, come il tanto agognato stadio di proprietà: “È uno dei segnali del mancato sviluppo. Infrastrutture come stadio e centro sportivo possono generare nuove entrate. Non riuscire a realizzarli in tempi ragionevoli è una condanna alla dipendenza da diritti tv e plusvalenze, dunque alla cessione dei giovani che così non possono contribuire alla crescita del club”.
Il calcio siciliano, però, non è soltanto Palermo. In Serie B c’è un Trapani pronto a confermarsi anche in questa stagione, puntando sulle solite armi degli ultimi anni. Spendere poco e bene, questo l’imperativo del comandante Morace e del d.s. Faggiano, costretti a fare di necessità virtù a causa delle entrate ridotte per il torneo cadetto: “Le squadre di Serie B hanno purtroppo ricavi scarsissimi, anche se l’ultimo contratto con Sky è del valore di 14 milioni. Se consideriamo anche lo scarso rendimento di stadi e settore commerciale, ci rendiamo conto di quanto sia importante il contributo di solidarietà da parte della Serie A”. Nel caso del Trapani, la strada perseguita è simile a quella del sorprendente Crotone di inizio stagione, oltre che del Carpi neopromosso. Tanti giovani, soprattutto in prestito da altre squadre, per non aggravare il proprio bilancio: “Ma sarebbe meglio crescere i propri giocatori del vivaio – sottolinea Bellinazzo -. Questo vorrebbe dire investire sui talenti e sul centro sportivo, cosa che purtroppo non viene fatta. Per questo si procede col piccolo cabotaggio, che purtroppo non penso possa far accrescere il valore di squadre come il Trapani”.
Chi dovrà giocoforza ridimensionare i propri progetti è il Catania, sbalzato nel giro di un anno dalla mancata salvezza in Serie A all’incubo Lega Pro con una penalizzazione di undici punti tra illecito sportivo e amministrativo. Periodo nero per gli etnei, che non molto tempo fa rappresentavano un modello di società grazie anche ai loro investimenti sul centro di allenamento. Una risorsa che rischia di diventare un onere, qualora i rossoazzurri non dovessero cambiare la rotta del proprio destino: “Il centro di Torre del Grifo è ancora un valore aggiunto e lo sarà se Pulvirenti manterrà fede alla sua promessa di cedere il club. Va valorizzato nella giusta maniera, non credo che il modo giusto per farlo sia cederlo. Il Catania deve rinascere dal punto di vista sportivo, dato il suo seguito. Non credo che Torre del Grifo possa essere un valore se disgiunto dal Catania. Può essere ancora un modello da seguire per tutto il sud Italia, cercando di dimenticare quanto accaduto nel recente passato”.