PALERMO – L’Ance Sicilia lamenta che nell’Isola il mercato degli appalti continua a crollare quasi dell’80% (dato Osservatorio opere pubbliche Ance Sicilia) e che le imprese edili da anni avanzano circa 500 milioni di euro (fonte Centro studi Ance nazionale) per lavori eseguiti per conto delle pubbliche amministrazioni, ma il governo regionale e la maggioranza all’Ars hanno fatto una scelta incomprensibile: nella Legge di stabilità hanno impegnato quasi tutte le risorse per garantire un sussidio assistenziale (mai legato alla produttività) al bacino elettorale di decine di migliaia di precari; e non hanno stanziato nulla per nuovi investimenti produttivi e per le infrastrutture, per l’avvio dei cantieri già finanziati da anni, per riformare le stazioni appaltanti (le cui commissioni aggiudicatrici in oltre il 50% dei casi impiegano in media più di un anno ad aggiudicare le gare), né interventi per sbloccare i pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni con le imprese che finora ne hanno garantito il funzionamento.
Come ha comunicato l’Istat, riguardo ai debiti degli enti pubblici verso le imprese, la Sicilia è al quarto posto fra le regioni con i maggiori ritardi di pagamento (117 giorni di media, con punte fino a mille giorni).
In Italia, fra i 300 enti pubblici virtuosi che pagano più fatture e rispettano i 30 giorni della direttiva europea, sulla piattaforma del ministero dell’Economia allo scorso 30 novembre figuravano solo cinque amministrazioni siciliane: al 36° posto il Comune di Mascalucia (83% in 13,86 giorni); al 129° posto la Provincia regionale di Trapani (78% in 29,83 giorni); al 172° posto il ministero dell’Interno a Enna (84% in 39,54 giorni); al 222° il Comune di Bronte (67% in 46,67 giorni); e al 255° posto il ministero della Giustizia a Palermo (64% in 14,64 giorni).
E sulla stessa piattaforma del ministero sono diverse centinaia gli enti pubblici siciliani, compresi la Regione e i suoi Dipartimenti, che, pur avendo certificato le fatture registrate elettronicamente dalle imprese, sono in forte ritardo nell’erogazione del dovuto o che non rispondono alle istanze di pagamento nei 30 giorni di legge.
“La conseguenza di questo atteggiamento nei confronti di chi lavora – commenta Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia – è che nel 2015 una impresa edile su quattro ha chiuso battenti e le altre hanno ridotto il personale e hanno cominciato il 2016 avendo già esaurito ogni possibilità di ulteriore anticipazione bancaria. Se la Finanziaria regionale non interverrà con risorse e procedure coercitive nei confronti degli assessorati regionali e degli enti locali per sbloccare gli investimenti e i pagamenti, nel corso dell’anno assisteremo ad un’ecatombe nel settore delle costruzioni. Essendo palese che i nostri politici ormai ragionano solo in funzione delle prossime urne, c’è da chiedersi: hanno calcolato il peso elettorale dei soliti beneficiati e quello delle centinaia di migliaia di danneggiati ed esasperati da questa miope strategia?”.