PALERMO – Esiste un archivio che contiene i segreti del comitato d’affari della sanità. Emerge con chiarezza dalle parole degli stessi indagati, che temevano di essere scoperti.
La Procura di Palermo ha fatto saltare il patto corruttivo con il blitz “Sorella sanità”. È solo una tappa di un’inchiesta molto più ampia. I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria continuano il loro lavoro certosino di ricostruzione. L’archivio potrebbe essere contenuto nel materiale informatico sequestrato nella notte degli arresti, nascosto chissà dove e magari protetto. Fabio Damiani, manager dell’Asp di Trapani ed ex responsabile della Centrale unica di committenza che gestiva gli appalti in Sicilia (era lui la “sorella” della sanità), e il “faccendiere” Salvatore Manganaro, come emergere dalle indagini, erano molto guardinghi.
Avevano creato una galassia di società in modo che le tangenti incassate per pilotare le gare venissero mascherate come commesse in sub appalto. Ma erano guardinghi anche quando si incontravano fra di loro e con gli imprenditori. Un esempio su tutti: se fissavamo un appuntamento a cena prenotavano quattro ristoranti contemporaneamente e solo all’ultimo sceglievano dove mangiare, quadruplicando gli sforzi di chi li pedinava.
Dell’archivio segreto parlavano Francesco Capizzi, funzionario in servizio presso l’ufficio Progettazione e manutenzione dell’Asp 6 di Palermo (anche lui è indagato) e Salvatore Manganaro nell’ufficio di via Principe di Villafranca, a Palermo, mentre discutevano dell’appalto milionario assegnato a Siram e Sei per la gestione degli impianti energetici di presidi e ambulatori dell’Azienda sanitaria provinciale. Capizzi parlava di “un bordello di progetti” inseriti in un elenco “che ancora non c’è l’incarico, quando li facciamo tutti questi incarichi”. Facevano riferimento al prezzario e al conto economico. Infine Damiani diceva: “La chiavetta la tieni? Ah li carico sul Nas ok, va bene”.
Ed ecco il nome dell’archivio segreto, Nas. Manganaro dunque condivideva con Capizzi l’utilizzo del sistema riservato di archiviazione informatica. Un Network Attached Storage (NAS) è un dispositivo collegato alla rete la cui funzione è quella di consentire agli utenti di accedere e condividere una memoria di massa. Si tratta di iuna memoria costituita da uno o più dischi rigidi, all’interno della propria rete o dall’esterno.
Più volte Damiani si è mostrato preoccupato del caricamento dei file più scottanti sul Nas. Non era tranquillo perché, come confermava Manganaro, l’archivio conteneva tutta la loro “vita”. E mentre lo diceva faceva la battuta sugli “anni di galera” che si sarebbero fatti qualora fossero stati scoperti.
Dentro il Nas ci sono i segreti della galassia di società che servivano al gioco sporco delle tangenti. L’avvocato di Canicattì Vincenzo Li Calzi, pure lui indagato, si diceva preoccupatissimo. Nel settembre 2019, parlando con l’ingegnere Antonino Lodato per i possibili risvolti giudiziari, evidentemente legati alla galassia di società di cui era trustee. “Sii… tu in galera, ma che cazzo, non puoi finire in galera… impossibile, per questo non devi… tu, qua… – diceva Lodato in un momento di sconforto di Li Calzi che aveva deciso di mollare tutto – quale società può stare qua?”. Li Calzi: “Hc e il trust”. Lodato: “… e tu qua devi avere i documenti di HC e il trust……e quando s’arricampa e suona qualcuno e non ti piace… intanto prendi gli hard disk e i tiri dda in capo… che trovano?n Nente registrato…tutto togliamo…unne o Nas? Stacchi il cavo di rete e hai finito. Punto. Devi però… non devi dormire qua… trovati casa dove vai a dormire”.
Il perno centrale del sistema ideato da Manganaro era il “The MH Holding Trust” di cui Li Calzi risulta essere il trustee, costituito nel 2016. Il trust è un rapporto giuridico nel quale una persona amministra e controlla dei beni per conto di terzi, che ne sono beneficiari. Attorno alla figura di Li Calzi ruoterebbero le società Datamed di Milano, Greensolution di Palermo, l’associazione sportiva MH Motorsport di Canicattì (l’unica della quale Manganaro risulta formalmente rappresentante legale). Sono finite sotto sequestro assieme alla Easy Spine, alla Mh Investimenti e alla Healthcare Innovation con sede a Palermo.
Una società finanziaria milanese e Intesa San Paolo hanno notato e segnalato passaggi di denaro sospetti da parte di alcune di queste società. Ciò dimostra quanto importante sia la normativa antririciclaggio che però, non in questo caso, spesso viene disattesa.
Il 24 gennaio 2019 Manganaro diceva a Damiani: “… a soldi non mi metto più con nessuno, sta finendo u tempo… il cash, io sono attrezzato, ormai, chiaro, piano piano”. Le tangenti sarebbero state mascherate sotto forma di pagamenti per sub appalti: “… anche loro hanno i loro problemi ma piano piano ce lo tolgono il eee… allora noi con le piccole cose, ma avendo più cose, io mi devo attrezzare per quello… quindi oggi, domani, con la Datamedia, che era ora, Luigi può fare il subappalto… omissis io lavoro devo creare, lo stesso con Siram… la Greensolution sta lavorando bene.. .omissis… tu a Milano non hai niente da farmi fare che Datamed ha la sede a Milano…”. E nel frattempo piovevamo bonifici dall’Asp per pagamenti di fatture varie.
Analizzando ogni passaggio di denaro, ogni movimento bancario apparentemente lecito stanno venendo fuori nuove circostanze e nuovi nomi. D’altra parte Manganaro diceva a Damiani nel gennaio 2019: “… dobbiamo approfittare da un lato e prepararci per le nuove sfide anche su Trapani”. Trapani è l’ultima sede di lavoro di Damiani, manager dell’Azienda sanitaria provinciale, prima che finisse in carcere.