PALERMO – Il processo per l’assalto al portavalori è ancora in corso. In attesa che si arrivi ad una sentenza la società di trasporti, tramite i legali di parte civile, gli avvocati Mauro Torti e Corrado Nicolaci, chiede che venga congelato il pagamento del Tfr a Giovanni Giotti. Si tratta di un ex guardia giurata della “Saetta Trasporti” sotto processo per una rapina da un milione e seicento mila euro.
Due imputati sono già stati condannati lo scorso luglio in abbreviato. Giotti ha scelto di essere giudicato con il rito ordinario. L’imputato si è sottoposto all’esame per respingere le accuse e definirsi vittima. Secondo la Procura, invece, sarebbe stato il basista del colpo messo a segno nel 2016 in via Salvatore Puglisi. Un commando prese di mira il blindato che stava raccogliendo gli incassi di diversi negozi: un milione e 600 mila euro.
“Non avevo dato l’ok di aprire il portellone e fare scendere il portavalori”, dichiarò un collega di Giotti dando il via all’inchiesta. L’imputato avrebbe recitato la parte della vittima. Era tutta una finzione, a cominciare dalle parole “apri, apri, altrimenti li ammazziamo” che gli furono rivolte dai malviventi. Il portellone del furgone era già stato aperto. I rapinatori immobilizzarono i colleghi di Giotti, che fu trovato accasciato sul sedile del guidatore. Diceva di stare male. Eppure rifiutò di andare in ospedale.
Il 9 settembre 2016, un mese dopo la rapina, squillò il telefono di Carmelo Balsameli, già condannato a nove anni e quattro mesi. Restò aperto per errore e le microspie registrarono “una confessione in diretta”. Si parlava della spartizione del bottino: “Dopo che ci sono i dieci di Giotti… dice senti, dice senti questo ragazzo è un metronotte… questi sono i soldi… Giotti pigghiò… io al metronotte gli ho levato quindicimila euro gli ho levato al metronotte io…”. Il giudice si è riservato sulla richiesta di congelamento del Tfr.
Nel corso della stessa udienza però c’è stato un colpo di scena. Sulla base dell’esame del maresciallo Chillemi, responsabile della Saetta Servizi che gestiva il trasporto dei porta valori blindati, il PM Federica La Chioma ha comunicato che sono state avviate ulteriori indagini. Il Chillemi, infatti, esaminato dal difensore di Giotti, avvocato Valerio D’Antoni, ha ammesso che l’agenzia di sicurezza avrebbe dovuto comunicare quella mattina ai competenti organi della Questura, come prescritto dai regolamenti vigenti e come accadeva per ogni trasporto, il tragitto che avrebbe dovuto compiere il blindato e l’importo dei valori da consegnare presso i vari Clienti. Una grave anomalia, afferma il difensore di Giotti, in merito alla quale vi è una chiara responsabilità della centrale operativa e rispetto alla quale lo stesso Giotti è del tutto estraneo.
Il nome di Giotti, inoltre, sembrerebbe essere tirato in ballo dal coimputato Balsameli nel corso della citata intercettazione. Tuttavia, afferma D’Antoni, una cosa sono le trascrizioni delle conversazioni intercettate, un’altra le registrazione audio, quella è la vera prova.e dall’audio ufficiale il nome di Giotti non emerge per nulla…..circostanza questa che scagionerebbe il Giotti e dimostrerebbe la sua estraneità