Da imprenditore a latitante | Mandato di arresto per Elio Lupo

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19 Marzo 2014, 06:15

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PALERMO – Da qualche giorno è ufficialmente un latitante. Sparito nel nulla. Dell’imprenditore Elio Lupo non ci sarebbe più traccia. Sotto processo per estorsione, truffa ai danni dello Stato, peculato e falso, nei suoi confronti è stato spiccato un mandato di cattura internazionale. Lo hanno cercato pure a Londra ad un indirizzo fornito da un parente e risultato falso.

Dal luglio scorso, dopo un anno trascorso ai domiciliari, Lupo aveva il solo divieto di dimora a Palermo. Lo scandalo lo travolse nell’estate 2012 assieme alla sua Elle Group srl. Secondo l’accusa, sostenuta in dibattimento dal pubblico ministero Maurizio Agnello, l’imprenditore, titolare di sale bingo e centri scommesse, avrebbe attinto a fondi Por per aprire un museo del gioiello antico siciliano e delle arti minori all’interno di Palazzo Castrone S. Ninfa di Palermo. Un progetto mai decollato. L’imputato avrebbe fatto emergere pagamenti di fatture mai avvenuti con il solo obiettivo di incassare i contributi. Una presunta truffa da un milione e mezzo di euro, poi sequestrati all’imprenditore. A Lupo vengono anche contestati alcuni episodi di estorsione ai danni dei dipendenti dei suoi centri scommesse costretti a lavorare in nero e minacciati continuamente di licenziamento. Un’impiegata sarebbe stata obbligata a rientrare in servizio nonostante fosse in maternità. Un altro capo d’imputazione riguarda l’alterazione dei dati comunicati ai Monopoli di Stato attraverso il sistema informatico che registra le giocate. Inoltre, l’imputato, titolare anche di una società che gestisce la vendita nei distributori automatici dei biglietti Amat, non avrebbe versato i proventi dei ticket all’azienda dei trasporti locali.

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L’anno scorso si erano affievolite le esigenze cautelari e Lupo, che ha sempre respinto le accuse, aveva potuto lasciare gli arresti domiciliari. Qualche giorno fa i carabinieri sono andati a bussare alla sua porta per notificargli un atto giudiziario relativo al suo processo. Non era in casa. Raggiunto al telefono avrebbe detto di non essere tenuto a rivelare il suo luogo di residenza. Ed invece, secondo gli investigatori, sarebbe obbligato a comunicarlo agli organi di polizia. Stessa valutazione ha fatto il Tribunale presieduto da Pasqua Seminara, che lo sta processando e che ha disposto l’aggravamento della misura cautelare, disponendo il ritorno di Lupo ai domiciliari. Il collegio ha ritenuto di dovere assicurare la reperibilità di Lupo.

I difensori dell’imputato, gli avvocati Ninni Reina e Fabio Ferrara, hanno presentato ricorso al Tribunale della libertà. Ritengono illegittimo l’aggravamento della misura visto che “la trasgressione di Lupo si accerterebbe qualora venisse riscontrata la sua presenza a Palermo” visto che ha il divieto di dimora in città. D’altra parte, dicono i legali, la facoltà riconosciuta a un imputato di seguire o meno il processo sarebbe la conferma che non c’è obbligo alcuno di comunicare il proprio domicilio. In attesa che il Tribunale della Libertà affronti il ricorso, gli investigatori hanno cercato di rintracciare Lupo. Si ipotizzava fosse a Londra, ma sembrerebbe che l’indirizzo comunicato sia frutto della fantasia di chi lo ha fornito.

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19 Marzo 2014, 06:15

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