PALERMO – Ci eravamo persino preoccupati. Neanche l’ombra di un esonero in due anni, un mese e una manciata di giorni. Volendo essere precisi, per ben 776 volte il sole è sorto e tramontato per poi lasciare spazio alla luna senza che Maurizio Zamparini cacciasse un allenatore: numeri da record per il presidente preceduto dalla sua fama di mangiallenatori. I palermitani si erano quasi convinti di avere un patron più riflessivo, costretto anche a fare i conti con esigenze di bilancio che imponevano lo stop a colpi di testa. Non per questo l’idillio con la tentazione di cambiare volto alla panchina rosa si è interrotto, anche se l’allontanamento di Iachini sarà stato tra i più dolorosi e meditati dall’avvento dell’imprenditore friulano nel calcio.
La vittoria col Chievo, quella che ha risollevato notevolmente la classifica del Palermo e richiesta dal patron per salvare il tecnico, non è bastata: la sfiducia ha preso il sopravvento e ha reso necessaria una scelta già anticipata all’indomani della debacle interna contro l’Empoli. Il rapporto tra Zamparini e l’allenatore si era incrinato negli ultimi mesi, con il primo strappo al termine di un mercato estivo giudicato non all’altezza da Iachini. L’avvio positivo con i due successi contro Genoa e Udinese, poi il pari stentato col Carpi e le quattro sconfitte di fila. Il ritiro dopo la prima sosta di campionato a risanare solo parzialmente una situazione già compromessa, resa ulteriormente complicata dalle dichiarazioni di Zamparini dopo il match perso a Napoli: “Iachini meriterebbe di essere preso a calci nel culo”, affermò il patron in diretta radiofonica.
Una storia d’amore che si interrompe dopo 88 gare ufficiali, una promozione in Serie A a suon di record nonostante l’avvio stentato con Gattuso in panchina. Un ritorno nell’Olimpo del calcio italiano fondamentale anche per rimettere a posto i conti della società, in rosso dopo la retrocessione avvenuta nel 2013. Senza dimenticare la valorizzazione di alcuni talenti in procinto di sprofondare nell’anonimato: su tutti Franco Vazquez, addirittura finito ai margini della prima squadra. Per non parlare della valorizzazione del gioiellino Dybala oggi approdato alla corte della Juventus. Un lavoro notevole che a Iachini va riconosciuto. Ma che evidentemente non è bastato a Zamparini per resistere alla tentazione del ventesimo licenziamento.
Il primo a lasciare Palermo fu Ezio Glerean, silurato dopo appena una partita nella stagione 2002/2003. Nel corso di quel campionato identica sorte toccò a Daniele Arrigoni, sostituito da Nedo Sonetti che riuscì a terminare in sella il torneo sfiorando anche la promozione in serie A nell’ultima gara a Lecce contro i padroni di casa salentini. L’anno successivo, quella della grande cavalcata verso la massima serie, a saltare fu Silvio Baldini, reo di aver apostrofato il patron in maniera colorita. A subentrargli Francesco Guidolin, ex primatista di durata sulla panchina rosanero, con ben 60 gare consecutive tra la seconda metà del torneo di B 2003/2004 e l’intera stagione successiva. Un record che adesso appartiene a Iachini con 88 gare di fila alla guida del Palermo.
Zamparini tornò a mietere “vittime” nel gennaio 2006, quando decise di dare il ben servito a Luigi Del Neri preferendogli Beppe Papadopulo, confermato sino alla conclusione del campionato. Il torneo seguente fu quello del ritorno all’ovile di Guidolin: un déjà-vu fatale, per il tecnico di Castelfranco Veneto cacciato ad aprile 2007. Il mister in bicicletta venne rimpiazzato dal duo Gobbo-Pergolizzi, silurato in tronco dopo appena tre gare alla guida del Palermo e sostituito dal predecessore. La stagione 2007/08 fu quello del doppio avvicendamento tra Stefano Colantuono e l’artefice del ritorno in A dopo 31 anni, con il primo inizialmente esonerato, salvo poi essere richiamato nella parte finale della stagione. Colantuono si ritrovò ad ingerire un’altra pillola amara ad agosto 2008, quando venne rimpiazzato da Davide Ballardini dopo appena 90′ di campionato.
Nella stagione 2009/2010 Walter Zenga venne licenziato dopo il pari interno nel derby d’andata contro il Catania, mentre il 28 febbraio 2011 il clamoroso 0-7 inflitto ai rosa dall’Udinese costò il posto a Delio Rossi. A rimpiazzarlo Serse Cosmi, a sua volta costretto a cedere nuovamente il posto, dopo appena quattro gare, all’allievo di Zeman. Dopodiché fu la volta Stefano Pioli, cacciato a pochi giorni dall’inizio del torneo 2011/2012, e di Devis Mangia, salutato alla vigilia di Natale nonostante lo scaramantico panettone consumato alla vigilia di un derby sotto l’albero contro il Catania. Lino Mutti riuscì a terminare l’annata, prima del valzer di alternanze nell’anno della retrocessione in B: a Beppe Sannino subentrò Gian Piero Gasperini, costretto a lasciare ad Alberto Malesani, rimosso per riprendere il Gasp a sua volta cacciato per riprendere l’ex Varese e Siena. Rino Gattuso la vittima dell’ultimo licenziamento. Anzi no, il penultimo. La lista adesso si chiude con Beppe Iachini a cui la piazza palermitana era e resterà legata da un affetto che solo i combattenti come lui si sono meritati sul campo.