Tra gli arrestati |il figlio di un giudice - Live Sicilia

Tra gli arrestati |il figlio di un giudice

Secondo gli investigatori Giuseppe Marino, funzionario dell'amministrazione penitenziaria e figlio del presidente vicario della corte d'appello, avrebbe ricevuto tangenti per "chiudere un occhio" sui ritardi delle aziende di Michele Mazzara.

Il retroscena
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PALERMO – Una mano dentro l’Ucciardone. Per gestire la manutenzione ordinaria e la costruzione di una cucina provvisoria per i detenuti. Per un appalto che vale oltre mezzo milione di euro. Dai retroscena dell’inchiesta emerge la capacità dei boss di infiltrarsi dentro la pubblica amministrazione: secondo l’accusa, infatti, la “Spefra srl”, azienda riconducibile all’imprenditore Michele Mazzara, considerato vicino alla cosca di Mazara, avrebbe versato una tangente a Giuseppe Marino, funzionario del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria, perché all’azienda non fosse addebitata una penale per il ritardo nei lavori. Marino, fra l’altro, è figlio di un giudice: suo padre, secondo l’agenzia Ansa, è Vito Ivan Marino, presidente vicario della corte d’appello di Palermo.

A incastrare Marino sono le intercettazioni. È il 9 agosto 2011 e Francesco Spezia, ritenuto dagli investigatori un prestanome di Mazzara, incontra Marino alla stazione Notarbartolo e, ancora secondo i magistrati, parla di un accordo precedente: “Vabbeh – dice mentre le microspie lo registrano – ce li pago direttamente. Mi sto venendo a scusarmi di persona… per quel ragazzo era una cosa normale in quanto non sa come funziona…io gli dico come funziona troviamo un punto d’incontro così la cosa finisce così…”. Poi si sente un fruscio, un rumore di carta. E Spezia fa il conto: “Ca ci sono 25, niatri solo questo dobiamo fare”.

Poi, però, i lavori vanno a rilento. E Marino ne parla col capo, Salvatore Torcivia, a sua volta accusato di aver turbato due appalti per un totale di 81 mila euro a favore della Spefra:

MARINO: Eh… tu sei andato l’altro ieri… martedì sei andato all’Ucciardone?

TORCI VIA: Martedì?… martedì sì…

MARINO: Ma com’era…

TORO I VIA: Ma sono indietro stanno finendo di piastrellare la cucina…

MARINO: Infatti loro finiscono il 10 ottobre…

TORCI VIA: E a me non me ne fotte niente… io gli applico una penale che… di trenta giorni… non è che posso fare diversamente… va bene?

Una settimana dopo, Marino ne parla con Giuseppe Pilato, geometra della Spefra.

MARINO: Praticamente voi siete partiti molto bene.., ora sembra che non vorrei che vi “faceste schifiare… alla fine.., ora che vuoi dire… Iona…

PILATO: Sì…

MARINO: Mi chiama un giorno si e un giorno pure perchò gli servono questi benedetti documenti per fare il contratto… io vi ho difeso… gli ho detto: “Possibilmente la ditta ha discorsi di altri lavori.., ha problemi di soldi… è distratta da altre cose”.

Insomma, dice Marino, il rischio è che “uno poi si ricorda le cose brutte e non le cose belle”. Così, il 13 ottobre, viene fissato un altro appuntamento: “Al solito”, cioè alla stazione Notarbartolo. Come sia andata, secondo gli inquirenti, lo spiega lo stesso Spezia intercettato: “’Io te l’ho detto… questo… con questo lavoro lì ci rimetto le penne… se tu mi garantisci che penale non me ne fai pagare neanche un giorno… prendo 3.000 euro e te li do’… dice: ‘E se paghi tutti e 60.000 euro di penale?’. Gli ho detto: ‘Non credo che fai questo’”. Ma Marino non si sarebbe accontentato: “Minchia quello a Palermo 10 mila… dice…. se io faccio con due mani? Gli ho detto. ‘Ingegnere io faccio con una mano’… dice: ‘Allora niente’… mi ha battuto in una spalla.., gli ho detto: ‘Ingegnere veda che io glielo dico per l’ultima volta… io faccio con una mano… io ho una bambina a casa… veda che il pane qua è duro… gli ho detto… io credo che con una mano… gli ho detto… io queste cose non le ho fatte mai… questa è la prima volta che… gli ho detto… mi succede… per essere riconoscente.., non perchè lei ha pressato mai a noi per queste cose…(incomprensibile)… è giusto?… non te lo scordare’… ma tu le sai meglio di me queste cose… dice: ‘Ma io vorrei fare con due mani’… gli ho detto: ‘Io purtroppo non lo posso fare… gli ho detto… in questo lavoro… ho perso solo soldi perchè la fretta di finirlo.., non abbiamo mai avuto gli sconti con le aziende’… dice: ‘Questo me ne rendo conto’… gli ho detto: ‘Allora facciamo una cosa mi faccia comandare a me questa volta,., faccia decidere me questa volta.., se ci sarà un proseguimento dei lavori che lei… e siamo nelle condizioni.., se le cose andranno meglio e le cose cambieranno in meglio perchè no?”.

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