Le mazzette, i politici, la Regione | I verbali di Nicastri e Arata - Live Sicilia

Le mazzette, i politici, la Regione | I verbali di Nicastri e Arata

Vito NIcastri e Paolo Arata

Gli interrogatori del "re del vento" e del professore genovese vicino alla Lega

PALERMO – Due verità opposte. Uno dei due mente. In una sorta di confronto a distanza Vito Nicastri inchioda Paolo Arata, mentre Arata smentisce Nicastri. Nega di avere pagato tangenti, ma tira in ballo alcuni politici.

Il primo ad essere interrogato, il 13 giugno scorso, è Vito Nicastri, il “re del vento” in affari con la mafia che ha deciso di collaborare con i magistrati. È seduto di fronte al procuratore aggiunto Paolo Guido e al sostituto Gianluca De Leo. Parla subito delle mazzette pagate a Giacomo Causarano, funzionario dell’assessorato regionale all’Energia, arrestato nei giorni scorsi: “Paolo Arata era sempre informato dei pagamenti e non ricordo se fu presente anche in un’occasione, ma comunque c’era il figlio che al padre riferiva puntualmente. E in ogni caso era stato stabilito da tutti noi che avremmo consegnato queste somme di denaro ai funzionari regionali in relazione alla pratica di biometano che prendeva presso i loro uffici regionali”.

Non solo, il professore genovese e consulente della Lega sapeva pure da dove provenivano i soldi: “All’epoca si era deciso con Francesco Isca (anche lui in carcere e indagato per mafia) e Paolo Arata (circostanza che egli però nel tempo ha poi dimenticato, visto che se n’è più volte lamentato) di creare attraverso una sovra fatturazione un fondo nero destinato a pagare tangenti per i nostri progetti di biometano”.

Nicastri e Arata avevano un’idea diversa sui destinatari delle tangenti: “So perché sono stato informato che Paolo Arata ha contattato numerose persone fra cui Mannino (Calogero Mannino, ndr) per riuscire a ottenere il decreto presso la commissione Via. Sono entrato in disaccordo con Paolo Arata poiché ho imparato dalla mia esperienza che è necessario avere sempre e comunque un contatto con i funzionari che si occupano delle pratiche ed eventualmente retribuire questi piuttosto che cercare contatti con esponenti politici”.

Il 21 giugno successivo Nicastri è di nuovo davanti ai pm e ribadisce che Causarano era il tramite delle mazzette destinate al dirigente Alberto Tinnirello, pure lui in manette. Nicastri precisa: “Non ho dato denaro per il biometano ad esponenti politici. Paolo Arata mi ha detto che era propenso e pronto a versare denaro a politici appena ottenuto il rilascio dell’autorizzazione, ma a me personalmente non risulta che egli abbia consegnato denaro ad esponenti politici”.

Il 25 giugno i pubblici ministeri interrogano Paolo Arata. Quando cita Nicastri il professore parla di “collaborazione” iniziata nel 2015 perché “Nicastri nel settore del mini eolico era una persona particolarmente esperta. Nicastri mi specificò che non aveva alcuna pendenza connessa con reati di mafia: mi propose un progetto che lui stesso aveva in corso con Barbieri (Antonello Barbieri, altro imprenditore nei guai giudiziari, ndr). Mi escluse che aveva procedimenti per mafia ma in ogni caso aveva rapporti con investitori anche quotati in borsa senza che alcuno obiettasse nulla”.

Mai saputo di tangenti, Arata ebbe solo “delle sensazioni” che qualcuno venisse pagato. Ad esempio si sorprese della presenza in azienda di Giuseppe Causarano “e Nicastri mi disse che sia Causarano che il capo di questi erano pubblici ufficiali a disposizione per i loro interessi e mi fece un gesto con le mani che indicava chiaramente che gli stessi erano proprio retribuiti. Mi inalberai con Nicastri e gli intimai di non permettersi di coinvolgermi in vicende corruttive”.

È vero che incontrava i politici ma soltanto perché il progetto per il biometano “si era ingiustificatamente arenato”. E così “mi recai da Mannino che mi indicò Cordaro come politico che potesse aiutarmi a superare il problema. Mannino non stimava Cordaro e mi disse chiaramente che Cordaro era una persona che prendeva denaro. Mannino mi disse anche che potevo parlare con Saverio Romano. In effetti parlai con Romano che si interessò alla mia esigenza e così incontrai Fonte e Parlavecchio (Alberto Fonte è stato il presidente della Commissione che rilasciava la valutazione d’impatto ambientale ed è indagato per abuso d’ufficio. Non risulta indagato, invece, Mario Parlavecchio dirigente generale del Dipartimento all’ambiente) e altri componenti della struttura regionale”.

Infine taglia corto: “Nessun pubblico ufficiale mi ha mai chiesto denaro per sbloccare le pratiche. Causarano mi chiese una cortesia: ovvero di intercedere con Miccicché per potere rientrare nel servizio III diretto da Tinnirello. Non l’ho aiutato”. Alla fine dell’interrogatorio i pm vogliono sapere se “Nicastri le chiese mai di sponsorizzare politicamente qualcuno in Sicilia attraverso le sue conoscenze nella Lega”. Risposta: “No, assolutamente”. Ci sono tanti omissis a coprire le carte della procura di Palermo e della Dia di Trapani.


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