La violentissima e assai scomposta reazione del fratello di Paolo Borsellino al composto e assai bene argomentato articolo di Roberto Puglisi su Livesicilia rappresenta in fondo la cartina di tornasole del nostro fallimento, perché ci inchioda alla colpa non più sanabile di avere delegato l’antimafia a ultras accecati dal tifo, non più in grado di discernere la critica costruttiva e garbata dall’attacco becero e frontale.
La reazione del fratello di Paolo Borsellino non fa onore all’antimafia stessa e agli uomini e donne che in quell’antimafia credono – e per quell’antimafia lottano – senza per questo vedere nemici in coloro che di tanto in tanto alzano il dito chiedendo di esprimere una nota dissonante rispetto a quella imposta dalla Gazzetta Ufficiale dei militanti di professione.
La reazione del fratello di Paolo Borsellino ci indica che la lotta alla mafia ha sostanzialmente fallito, perché ha creato un’invincibile armata che lotta al grido di “o con me o contro di me”, che non ammette dubbi e incertezze, che rifiuta a priori la critica, la discussione, il dialogo, che se ne sta arroccata in una sorta di torre d’avorio che raccoglie i buoni e guarda con sufficienza, quando non con rabbia sprezzante, chi decide di restare libero da dogmi.
La reazione del fratello di Paolo Borsellino, quel livore cieco da bava alla bocca, quel ricorso rabbioso al turpiloquio becero (l’orifizio anale), ci lascia di stucco perché ci conferma che da qui purtroppo non si torna indietro e ci pone, soprattutto, una domanda drammatica: perché abbiamo lasciato l’antimafia a chi non ci rappresenta? Perché abbiamo lasciato che i non siciliani credano che il riscatto della Sicilia che dice no alla mafia abbia il volto di Salvatore Borsellino e della sua claque? Perché?
Vergogniamoci per questo. Vergogniamoci per non avere alzato la voce quando avremmo potuto ancora farlo, quando a certe facce, anche istituzionali, avremmo potuto sovrapporre la faccia di qualcun altro. Adesso non possiamo più, non siamo più in tempo. E siamo imperdonabili per questo.