A parte gli auguri di rito, mettendo da parte analisi sofisticate su vincitori e perdenti, conferme e sorprese, effetti del vostro successo sugli equilibri politici della Regione e sulla burocrazia delle correnti nei partiti, vorremmo sommessamente ricordarvi alcuni temi per la discussione dei quali la vostra presenza al Parlamento Europeo potrebbe essere preziosa e costruttiva. In gran parte, riguardano questioni non affrontate nella campagna elettorale e vanno ben oltre l’ormai famoso mantra, reso celebre da un recente film di Pip sulla mafia, secondo il quale la Sicilia aveva bisogno dell’Europa e l’Europa della Sicilia.
Andiamo nel concreto. Cosa si può fare per stabilire, assecondando le regole europee, rapporti di scambio tra la Sicilia ed i paesi del Mediterraneo? Da anni, questa ipotesi cerca di sostanziare vuoti discorsi sull’economia regionale senza essere mai stata tradotta in un progetto credibile vissuto dagli imprenditori e non lasciato alla gestione della burocrazia regionale attraverso ludiche trasferte sostanzialmente inutili. Andate poi a consultare scartoffie sulla politica europea per le infrastrutture. Ci sarà pure un giudice a Bruxelles cui rivolgersi per avere reti ferroviarie e statali a velocità normale in Sicilia.
C’era poi, una vecchia idea vincente: creare una Università del Mediterraneo che mettesse insieme le eccellenze dei quattro atenei siciliani con un’offerta didattica mirata alla domanda di sapere dei giovani arabi. Oggi la Sicilia ha una squadra di Rettori eccezionale. Perché non coinvolgerli? Terza preghiera. E’ assolutamente falso che la Sicilia non sappia spendere i fondi europei. Piuttosto le regole che riguardavano la programmazione e l’erogazione di questi ultimi cozzano con leggi, regolamenti, circolari nazionali e locali. Ci siamo, ad esempio, autoimposti un controllo della Corte dei Conti ex ante che potrebbe forse trasformarsi ex post. E’ una materia, quella della quale parliamo, sulla quale tutti pontificano ma a cui nessuno mette mano per semplificare, ottimizzare, abbreviare tempistiche.
Ritornello d’occasione: la valorizzazione dei prodotti siciliani in Europa. Pretesa smentita da decisioni del Parlamento cui hanno aderito – è il caso del contenuto di succo d’arancia nelle bibite – anche deputati siciliani. Allora, per favore, spiegate quali sono le cose che si possono fare, quelle che bisogna “inghiottire” (l’ortofrutta del Marocco), quelle per cui si può trattare. Ma spiegate queste cose a Palermo, non a Bruxelles. Ognuno di voi ha probabilmente una specializzazione elaborata negli anni: da quella giuridica a quella economica. Vi preghiamo: mettetela al sevizio della lotta all’evasione che oggi non riceve particolare attenzione nel circuito dei paesi europei. Non si può parlare di politica fiscale comune se non si parte dal principio che pagare le tasse in un paese dell’Europa è la regola, e non una sciagurata (o almeno ritenuta tale) eccezione in Sicilia.
Lavorate a Bruxelles con la testa in Sicilia. Create scambi di informazioni con i semplici cittadini senza diventare oggetto di sole pressioni lobbistiche. La materia che avete tra le mani riguarda il futuro dei giovani siciliani. Non deludeteli, “oppiati” dalle mollezze di Strasburgo e Bruxelles. Forse avrete perso tempo nel trovare il pass per l’ingresso al Parlamento mentre qualche altro candidato dava precise assicurazioni di rapidità in questo senso. Ora sarà tra i vostri documenti. Ricordate che se è tra questi lo si deve alla fiducia che tanti hanno riposto in voi. Non la tradite!
Ultima richiesta. Instaurate un criterio di assoluta trasparenza sugli emolumenti percepiti. Mese per mese pubblicato su un vostro sito quanto vi è stato erogato. Toccherà a chi legge comprendere il potere d’acquisto e quello che si potrà definire “effetto ricchezza”. Per il quale, siate certi, nessuno vi invidierà purché sia onestamente riconosciuto. Dissipate l’immagine di casta. I siciliani ve ne saranno particolarmente grati.