Leva militare, chi verrebbe arruolato in Italia in caso di guerra

Leva militare, chi verrebbe arruolato e chi escluso in Italia in caso di guerra

Cosa accadrebbe se il nostro Paese scendesse in guerra?
LA CURIOSITÀ
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In un clima geopolitico sempre più incerto, anche l’Italia torna a interrogarsi sul tema della difesa nazionale e della leva militare, sospesa — ma mai abolita — dal 2005. Il dibattito riaccende un interrogativo cruciale: cosa accadrebbe se il nostro Paese si trovasse coinvolto in un conflitto armato?

Cosa dice il trattato Nato

L’Italia, in quanto membro della Nato, è vincolata dall’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico, il cuore della difesa collettiva. In caso di aggressione a uno degli Stati membri, tutti gli altri sono obbligati a intervenire. Un principio che lega Roma a Washington e agli altri partner europei in un patto di solidarietà militare che, sulla carta, non lascia margini di ambiguità.

Cosa dice la Costituzione italiana

La Costituzione italiana, pur proclamando all’articolo 11 il ripudio della guerra come mezzo di offesa e di risoluzione delle controversie internazionali, riconosce la possibilità di difendere la Patria. L’articolo 78 affida al Parlamento il potere di dichiarare lo stato di guerra e di concedere al governo i poteri necessari per fronteggiarla.

Leva militare, chi verrebbe arruolato e chi escluso

In caso di mobilitazione, la risposta immediata arriverebbe dai corpi militari e dalle forze dell’ordine: Esercito, Carabinieri, Aeronautica, Marina e Guardia di Finanza. Solo successivamente verrebbero richiamati gli ex militari congedati da meno di cinque anni.

Resterebbero fuori Vigili del Fuoco, la Polizia penitenziaria, la Polizia di Stato e la Polizia locale in quanto rientrano nelle categorie del personale ritenuto essenziale per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza interna.

Il capitolo “civili”

La popolazione civile sarebbe coinvolta solo in caso di guerra diretta sul territorio nazionale e se le forze militari e i riservisti non dovessero bastare. A essere convocati sarebbero i cittadini tra i 18 e i 45 anni giudicati idonei dalle commissioni mediche.

Gli accertamenti stabilirebbero tre esiti: piena idoneità, temporanea non idoneità con possibilità di revisione, oppure esclusione definitiva dal servizio. Le donne in gravidanza non rientrano tra i soggetti obbligati alla leva.

È possibile rifiutare una chiamata alle armi?

Rifiutare una chiamata alle armi non sarebbe possibile. L’articolo 52 della Costituzione parla chiaro: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. Il servizio militare, se reso obbligatorio per legge, non può compromettere né la posizione lavorativa né i diritti politici del cittadino.

La sospensione della leva militare fu sancita con il decreto-legge n. 115 del 30 giugno 2005, che mise fine alla “naja” obbligatoria. L’articolo 12 di quella norma consentiva ai militari già in servizio di chiedere la cessazione anticipata. Tuttavia, il ritorno della leva potrebbe essere deciso in qualunque momento tramite un decreto del Presidente della Repubblica.

Leva militare, cosa accade in Europa

Nel resto d’Europa, il panorama è frammentato. Finlandia, Estonia, Lettonia, Austria, Svizzera e Turchia mantengono la leva obbligatoria. Danimarca e Lituania selezionano tramite sorteggio, mentre Norvegia e Svezia adottano un sistema di selezione mirata. Molti Paesi, dopo anni di sospensione, stanno tornando sui propri passi: la Svezia nel 2017, la Lettonia nel 2023 e la Lituania nel 2024 hanno reintrodotto la coscrizione.
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