SIRACUSA- La Esso accetta le prescrizioni della Procura di Siracusa: effettuerà gli interventi a salvaguardia della qualità dell’aria dettati nel provvedimento firmato dal gip nell’ambito dell’inchiesta sull’inquinamento dell’aria. Dopo l’Isab, dunque, anche l’altro colosso del Petrolchimico di Priolo-Augusta raggiunto dal provvedimento giudiziario lo scorso 21 luglio si conforma alle richieste della Procura della Repubblica di Siracusa: effettuerà dei miglioramenti agli impianti finalizzati alla diminuzione delle emissioni inquinanti, sia quelle diffuse (vasche, serbatoi, vapori ai pontili), sia quelle convogliate (camini).
L’accusa per i due colossi della raffinazione, com’è noto, è di aver causato un “significativo peggioramento della qualità dell’aria dovuto alle emissioni degli impianti”. Otto dirigenti (cinque tra i vertici Isab, tre tra quelli Esso) sono indagati: dovranno rispondere di disastro ambientale colposo e di emissioni nocive. In sede di esecuzione del decreto era stata prevista la restituzione dei beni subordinandola, appunto, all’imposizione di alcune prescrizioni nell’ottica, secondo la Procura, “di un adeguamento alle norme tecniche vigenti”. I termini per accettare, pena il sequestro degli impianti, era di quindici giorni. La Esso aveva chiesto e ottenuto una proroga. Scadeva oggi. La Procura della Repubblica di Siracusa, dal canto suo, ha immediatamente emanato un decreto che accelera i tempi di queste migliorie e fissa le date entro cui le due aziende dovranno presentare un cronoprogramma degli interventi: sarà il 24 ottobre. “In linea con i termini previsti per la presentazione della risposta – recita una nota dell’azienda con lo stabilimento a Augusta – la Esso Italia ha comunicato alla Procura di Siracusa il proprio impegno ad attuare gli interventi mirati a traguardare le finalità delle prescrizioni previste nel decreto. La società – prosegue la nota – considera la protezione dell’ambiente un obiettivo condiviso con la collettività e ha sempre condotto le proprie attività nel rispetto della normativa vigente e delle autorizzazioni rilasciate dalle autorità nell’ambito di un procedimento che prevede approfondite analisi e valutazioni da parte sia di tecnici che delle competenti istituzioni a livello locale e nazionale. La Esso Italiana – conclude l’azienda – confida che la correttezza delle proprie operazioni venga comunque riconosciuta nel prosieguo del procedimento”. Scongiurato, dunque, il sequestro degli impianti: tra gli stabilimenti sotto accusa, Isab Sud opera con una potenza di 12 milioni di tonnellate annue di greggio, mentre Esso raffina 6 milioni di tonnellate annue di greggio: insieme, il 20% del fabbisogno energetico nazionale. 3.500 lavoratori in tutto, tra diretti e indotto. Tra le prescrizioni che Esso ha appena accettato: la riduzione delle emissioni provenienti dall’impianto trattamento acque, mediante copertura delle vasche; il monitoraggio del tetto di tutti i serbatoi contenenti prodotti volatili, mantenuti in condizioni di temperatura tali da generare emissioni diffuse; la realizzazione e messa in esercizio di impianti di recupero vapori ai pontili di carico e scarico; la riduzione del livello delle emissioni in atmosfera con l’adeguamento di ben 33 camini risultati nell’anno e mezzo di indagine, inquinanti di ossidi di zolfo e ossidi di azoto.