Un’ora prima della mezzanotte – è il lunedì, 16 ottobre – Rosario Crocetta consuma la sua ultima stizza. Come Sansone trascina nella rovina i primi tre filistei. Fa di Renato Accorinti, Enzo Bianco e Leoluca Orlando dei semplici sindaci. Con un provvedimento firmato alle 23.00 li priva dei poteri sulle aree metropolitane di Messina, Catania e Palermo. Sfregia il ruolo dei tre sindaci metropolitani e, non senza consultarsi con Beppe Lumia – il senatore della porta accanto, nume tutelare di Termini Imerese – nomina al loro posto dei commissari di assoluta fiducia.
Vere e proprie lumie di Sicilia, i neo nominati.
Uno è Girolamo Di Fazio – ex questore di Agrigento, già commissario, manco a dirlo, del comune di Termini Imerese – che toglie il posto a Orlando. Un altro è Salvo Cocina – responsabile dell’ufficio sulla raccolta differenziata – che prende la provincia di Catania mentre Francesco Calanna, attivo militante del Megafono, la griffe personalizzata del Crocetta politicante, va al posto del sindaco di Messina.
“Non posso fare altrimenti”, ha detto il governatore licenziando i reprobi, “Orlando, Bianco e Accorinti non hanno titolo per stare lì”. E titoli, invece, ne ha Calanna che nell’albo d’oro del lumismo – ovvero l’arte di governare per interposto Crocetta – da esterno dell’ente regione vanta un deogloria come neppure un camerlengo della sacra corte.
Ecco: dodici proroghe in questa legislatura per il Calanna – come ha catalogato il puntuale Accursio Sabella su Livesicilia – dell’incarico di commissario straordinario dell’Ente per lo sviluppo agricolo, quindi commissario dell’Istituto autonomo case popolari quando per gli esterni, ovvero i burocrati non in ruolo nell’organico regionale, è possibile ricoprire un solo incarico. Ma il crocettismo che va a concludersi è anche questo pasticciare se il suddetto Calanna, insomma – uomo di fiducia per interposta fiducia – è in forze nell’ufficio di gabinetto dell’Assessore alle Infrastrutture.
Non può fare altrimenti, Crocetta. Nomine come ritorsione, potrebbe dirsi. Degrada Accorinti, Bianco e Orlando nel pieno del naufragio che travolge il centrosinistra in Sicilia. Avvitato su se stesso, scaccia chiunque tenti di aggrapparsi alla zattera che dovrebbe traghettarlo all’approdo promessogli da Matteo Renzi – un seggio sicuro alle elezioni nazionali – e così semina di dispetti il suo sgangherato tramonto agognando per sé, con la certezza della meritata pensione, l’eroica solitudine.
L’hanno visto – l’altrieri – come un fragile furetto. L’hanno visto buttato sulla poltrona del comando con tanta furia, spezzato e finito al punto di non raccapezzarsi più come fare. Intriso tutto di sentimento macerato, l’hanno visto stupito di se stesso ad avere la tentazione di riderne della mancata presentazione della propria lista elettorale. S’è evitato una figuraccia, nessuno – al momento – può avere i chiari numeri della sua forza ma grattando con una mano il palmo dell’altra, Crocetta, premia con una promozione il dottor Davide Siragusano, il funzionario che va a sbagliare i termini di presentazione della lista. Se lo porta nel proprio ufficio di gabinetto (per quel che resta della legislatura, meno di un mese ormai).
Non può che fare così, Crocetta. Chissà come si vede mentre gli altri non stanno più a guardarlo. I suoi cinque anni di governo, salutati dalla stampa internazionale come l’avvento della Rivoluzione e dell’Emancipazione da tutti i medioevi, vanno ad affollare i casi dell’incredibile ma vero: nudo sulla spiaggia di Tusa Marina, con la copia del giornale a coprire l’uccellino e così dire “la Sicilia è bellissima” contro – isola di merda! – urlato da un disperato Roberto Vecchioni; vittima della mafia, manco a dirlo, perché la sua blindata, a tutta velocità, urta contro il casello di Cassibile, sulla Siracusa-Gela: “Attentatuni!”. E tutti – incredibile, ma vero – a credere che la mafia abbia fatto spostare il cemento armato nell’istante esatto in cui passava lui.
Non può che essere così, Crocetta. Un purissimo eroe: ha nominato 50 assessori in cinque anni, 24 commissari straordinari – tutti in spremuta di vitaminiche lumie – negli ultimi ottanta giorni. Ferie d’agosto comprese. Sempre un’ora prima della mezzanotte.