Lo Sport, oltre ad influire positivamente sul benessere psico-fisico della popolazione, ha anche un forte impatto sull’economia siciliana. Un giro di affari che si attesta intorno ai due miliardi di euro e un contributo al PIL regionale di circa il 3%. È questo il risultato della ricerca, commissionata dal Coni Sicilia alla Diste Consulting e alla Fondazione Curella, che è stata presentata questa mattina, presso la Chiesa di S. Antonio Abate del Complesso Monumentale dello Steri di Piazza Marina a Palermo. La ricerca ha visto la partecipazione anche della Scuola Regionale dello Sport del Coni e il Patrocinio dell’Università degli Studi di Palermo.
Presenti, oltre a Pietro Busetta, presidente Fondazione Curella, Giovanni Caramazza, presidente reggente Coni Sicilia, Alessandro La Monica, presidente Diste Consulting,
Antonio Palma, coordinatore didattico e scientifico della Scuola Regionale dello Sport del Coni, e Domenico Totaro, presidente Esperia, anche l’assessore provinciale allo Sport Michele Nasca e l’assessore comunale alle attività produttive Marco Di Marco.
La ricerca, a causa delle carenze nella documentazione statistica, è riuscita a determinare alcuni degli aspetti del sistema sportivo regionale. Solo una piccola porzione del fenomeno sport è, infatti, collegabile in linea retta ad attività legate allo stesso: lo stadio, la palestra, il campo da tennis, la bicicletta, i giovani e meno giovani che ogni giorno svolgono un’attività fisica, e via di seguito. La quota più grande, al contrario, è generata da un numero vastissimo di attività alle quali non può essere riconosciuta una finalità sportiva in senso autentico, ma che rispondono tuttavia ad una domanda di questo tipo: le industrie che producono attrezzature sportive, l’industria alimentare e dell’abbigliamento, il settore delle telecomunicazioni per i servizi radio/televisivi, i giornali, Internet solo per citarne alcuni.
Il sistema sportivo vede quindi ogni giorno in azione migliaia e migliaia di operatori che realizzano centinaia di eventi economicamente rilevanti, sia nella sfera reale collegata con il processo di produzione, sia nella sfera dei consumi. Per stimare a quanto ammonterebbe l’intera filiera dello sport nell’Isola, in termini di spesa delle famiglie, è stato possibile analizzare solo piccoli frammenti informativi di questa grande quantità di elementi. Si è comunque arrivati a determinare quanto spendono le famiglie siciliane per esercitare una pratica fisica e fruire di eventi e spettacoli sportivi. E quanto questa spesa si riflette sulle imposte indirette versate alle pubbliche amministrazioni.
“In Italia, così come negli altri Paesi europei, è finita l’era del consumismo – spiega Pietro Busetta, presidente Fondazione Curella -. La crisi finanziaria, ma soprattutto strutturale, ha fatto crollare il vecchio sistema economico. Oggi, dobbiamo imparare a convivere e a confrontarci con altri mercati che producono di più e con un rapporto qualità prezzo migliore. Il nostro obiettivo deve essere quello di mantenere i livelli di consumo, non certo di aumentarli. E lo sport, che è uno dei motori dell’economia e comporta un notevole giro d’affari, può di certo dare il suo contributo. Per questo motivo – conclude Busetta – vorrei rivolgere un invito alla nuova Amministrazione comunale affinché, in collaborazione anche con la Provincia, possa mettere in agenda e organizzare grandi eventi sportivi, così come accade in altre realtà che hanno già compreso il potenziale economico dello sport”.
In base alle elaborazioni, si stima che in Sicilia la spesa dei residenti per l’acquisto di beni e servizi sportivi si manterrebbe prossima a 2,2 miliardi di euro che corrispondono all’incirca a poco più di 440 euro a testa.
La quota sui consumi familiari, che racchiude la gran parte del prodotto interno lordo generato, si aggirerebbe quindi attorno al 3,4 per cento, a fronte del 3,8 per cento del Paese con un ricavo sotto forma di imposte indirette per l’Amministrazione pubblica di circa 300/350 milioni di euro.
“Lo sport è un fenomeno sociale, fortemente aggregativo, ma ha anche una straordinaria forza economica. Il sistema sportivo – precisaAlessandro La Monica, presidente Diste Consulting – coinvolge una moltitudine di universi economici, che vanno dall’abbigliamento alle attrezzature, dal tesseramento ai biglietti per assistere agli incontri, dal turismo alle pay tv. Ma lo sport è anche il terzo pilastro educativo, dopo famiglia e scuola, e influisce sullo stile di vita. Dalla ricerca è emerso che 2 milioni e 800 mila persone non praticano sport, in altre parole 58 persone su 100 sono sedentarie e molte di queste sono in sovrappeso o a rischio obesità. Il 5% della spesa sanitaria è di fatto riconducibile ai problemi legati al sovrappeso. Incentivare la pratica sportiva porta dunque non solo a ad una migliore qualità della vita, ma anche ad un risparmio della spesa”.
Lo Sport è dunque un tesoro nascosto e un linguaggio universale su cui puntare e da dover ancora compiutamente conoscere nelle reali dimensioni. Tesoro che esprime tante realtà come, ad esempio, quello delle società sportive che con 110.00 unità occupano il 2° posto tra le strutture ricettive di aggregazione, superate soltanto dai 130.000 bar.
“Il Coni regionale ha commissionato questa ricerca – dichiara Giovanni Caramazza, presidente reggente Coni Sicilia – non solo per avere un quadro più dettagliato del comparto, ma soprattutto per capire il collegamento esistente tra sport e attività produttive, e quanto influisce sulla destagionalizzazione del turismo. Solo in Sicilia, lo scorso anno, si sono svolte circa 600 manifestazioni sportive nazionali e internazionali. Lo sport porta dunque ricchezza ed è importante incentivarne la pratica sin da bambini, non solo perché chi fa sport cresce meglio, ma anche perché rappresenta uno strumento aggregativo per extracomunitari e disabili. Si tratta della cosiddetta alfabetizzazione motoria, che da poco è stata inserita in una legge regionale, e che comporta un costo di 8 milioni di euro”.