CATANIA – È attesa per le prossime ore (tra lunedì o martedì) l’udienza di convalida, da parte del gip, delle misure cautelari nei confronti del branco accusato di avere violentato una 13enne all’interno dei bagni pubblici della Villa Bellini. La violenza ha avuto per protagoniste sette persone tutte di origine egiziana, tre di queste sono minorenni: un fatto cruento accaduto la sera del 30 gennaio scorso. Uno soltanto ha collaborato – e si trova adesso agli arresti domiciliari – permettendo così di identificare i complici di un episodio che in città ha creato sgomento e rabbia.
Una richiesta di convalida condotta e richiesta dal procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita, dal sostituto Anna Trinchillo e dal procuratore per i minori del capoluogo Carla Santocono.
Il confronto
Si terrà, intanto, oggi pomeriggio, in una struttura protetta, il confronto tra la 13enne e l’ultimo dei sette fermati dai carabinieri su disposizione delle Procure distrettuale e dei minorenni. All’indagato, un neo maggiorenne tra i 4 fermati, sarà anche prelevato del campione biologico, con un tampone, per confrontarlo con le tre tracce biologiche trovate in un indumento intimo della vittima: una apparteneva a lei e un altro a uno dei fermati. Il terzo non è stato ancora attribuito, perché non compatibile con tutti gli altri sei fermati che erano sulla scena del crimine.
L’associazione Thamaia
Intanto, sganciato dal fronte giudiziario, dalla società civile non mancano gli appelli sul merito di quanto accaduto. “Un altro caso di violenza collettiva su una donna, uno stupro che ha la medesima struttura di ogni violenza maschile”, interviene Anna Agosta, presidente dell’Associazione Thamaia: “Nulla di questa storia a che fare con il sesso, ma ancora una volta con il potere, potere che gli uomini esercitano sulle donne. Mentre noi urliamo a gran voce, le donne, noi donne, continuiamo a subire. Ma proprio per questo non ci fermeremo”.
Ed ancora: “Ci rivolgiamo alle giornaliste e ai giornalisti», continua Anna Agosta «affinché venga data un’informazione attenta, corretta e consapevole del fenomeno della violenza di genere e delle sue implicazioni culturali, libera da stereotipi e pregiudizi. Ci rivolgiamo alle istituzioni affinché questo ennesimo caso possa essere un ulteriore monito per attivare politiche sistemiche di contrasto alla violenza maschile, attraverso azioni di sensibilizzazione, di prevenzione, formazione e sostegno ai centri antiviolenza, luoghi indispensabili per il supporto delle donne in uscita dalla violenza”.