“L’offensiva di Cosa nostra era volta a distruggere la Democrazia Cristiana”. Ne è convinto Lillo Mannino, l’ex ministro dello scudo crociato, sentito oggi a Palermo come indagato nell’inchiesta sulla presunta trattativa mafia-Stato. Accompagnato dall’avvocato Nino Caleca, si è avvalso della facoltà di non rispondere. E se quando è arrivato ha tenuto la bocca serrata, all’uscita ha espresso tutta la sua meraviglia nel ritrovarsi indagato, ancora una volta.
“La scelta è stata fatta nell’83 – spiega Mannino – col sostegno al pool antimafia. Abbiamo risposto nell’unico modo possibile. Avevamo messo in conto la vendetta di Cosa nostra. Quindi a maggior ragione nel 1993. Ho saputo del pericolo che correvo dalle forze dell’ordine ma l’ho affrontato con ‘serenità socratica’ com’è nella mia formazione. Ma la mia non era una preoccupazione personale, ma generale, rispetto a tutta la situazione. Ero preoccupato più per i magistrati”.
E si arriva al punto, perché a Mannino viene contestato di aver agito, facendo pressioni, per il mancato rinnovo di centinaia di 41 bis nel 1993. Ma lui nega, asserendo che in quel periodo era “fuori” dalla politica a causa dei suoi problemi giudiziari e, nei fatti, di non aver alcun potere. E nega la telefonata fatta a Franco Di Maggio, ai tempi numero due del Dap, considerato una sorta di “dominus” di quanto accaduto nel 1993. Dice “la telefonata non c’è” perché “non lo conoscevo”, specificando, però, di averlo incontrato. “Di Maggio ha preso i suoi provvedimento ma non su mia pressione”, aggiunge Mannino. “Il 25 luglio 1993 la Dc si è sciolta – ha spiegato – e io ero già indagato. Quindi ho mantenuto un estremo scrupolo morale in qualsiasi manifestazione del pensiero e iniziativa politica”.
Per il senatore Mannino i magistrati palermitani “che mi inquisiscono” stanno perdendo un’occasione, quella della “ricostruzione storica” di un periodo caratterizzato da tangentopoli, da una parte, e da “mafiopoli” dall’altra che ha portato allo scioglimento della Democrazia cristiana. Per lui, infatti, la distruzione della Dc era il vero obiettivo di Cosa nostra.