Il coordinatore nazionale del Cantiere popolare, Saverio Romano, ha inviato alla redazione di Live Sicilia questa lettera aperta. Riceviamo e pubblichiamo.
“Lombardo e Pistorio oggi si riscoprono vittime di una muta di cani che avevano messo a difesa della loro iniziativa politica e contro chi osava osservare che nei Paesi democratici, chi vince governa e chi perde sta all’opposizione. Erano i tempi delle geometrie variabili e successivamente quelli della decuffarizzazione. Erano i tempi in cui Confindustria Sicilia per la prima volta nella sua storia, faceva il suo ingresso al governo della Regione, superando il parallelismo che ne aveva prima contraddistinto e salvaguardato ogni loro politica industriale. Erano i tempi in cui fior di magistrati e prefetti accettavano la sfida di un contributo laico alla Regione e finivano per diventare, alcuni organicamente militanti del partito di Lombardo e altri paladini della sua moralità pubblica. Erano i tempi in cui tanti dirigenti regionali appiedati e re-insediati nei posti chiave dell’amministrazione regionale, facevano la fila per ottenere cio’ che sarebbe spettato loro e che veniva loro soltanto elargito, come prebenda e non già come funzione. Erano i tempi in cui un partito di grandi dimensioni e dal forte radicamento territoriale come il Pd si genufletteva ai diktat dei ras locali, principali sostenitori di Lombardo. Questi tempi hanno lasciato una profonda ferita nei rapporti tra i partiti e nella società civile ed hanno fortemente danneggiato la Sicilia dal punto di vista economico, sociale e di immagine e principalmente hanno mortificato i siciliani, catapultandoli agli ultimi posti di ogni rilevamento statistico relativo alla qualità della loro vita. Lombardo non è stato sconfitto dall’azione giudiziaria. Ha perso e con lui coloro i quali lo hanno sostenuto, apertamente o di nascosto, perché non è riuscito ad asservire a sé tutti. Ha perso per quei pochi parlamentari che all’Ars non è riuscito a comprare. Ha perso per quei partiti – vale l’autocitazione – che non si sono piegati né si sono assuefatti alla vecchia logica del soccorso al vincitore. Ha perso perché i siciliani hanno capito. Ha perso perché vittima del SuperIo. Sicuro che non sarebbe mai stato scoperto né abbandonato dai sodali, né tradito dai suoi complici. Purtroppo è una sconfitta di troppi, che lascia macerie e pozzi avvelenati e occorrerà tempo, pazienza e buonsenso per rialzare ad uno ad uno i legnetti dello Shangay siciliano. Senza vendette o ritorsioni, occorrerà restituire la politica al confronto civile sulle cose da fare, sulla diversa concezione della società, evitando accuratamente di dipingere tutto bianco o tutto nero, tutti buoni o tutti cattivi, mafiosi o antimafiosi. Nello Musumeci sarà capace di chiudere una stagione durata fin troppo e da dimenticare subito, per aprirne una nuova che restituisca ad ogni siciliano l’orgoglio di essere tale”.