L'opposizione vuole la testa di Romano:| "E' una vergogna, dimissioni immediate" - Live Sicilia

L’opposizione vuole la testa di Romano:| “E’ una vergogna, dimissioni immediate”

le reazioni politiche
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Immediate le reazioni del mondo politico alla notizia della richiesta di rinvio a giudizio per il ministro per l’Agricoltura, Saverio Romano, accusato di concorso in associazione mafiosa. Sulla nomina di Romano alla guida del dicastero, lo stesso capo dello Stato, Giorgio Napolitano, aveva espresso qualche perplessità. Dopo il rigetto della richiesta di archiviazione, oggi la svolta, con una nuova richiesta da parte della procura di Palermo, questa volta per il rinvio a giudizio. Intanto, dal mondo politico, in tanti chiedono le dimissioni del leader nazionale dei Popolari di Italia domani dalla carica istituzionale.

SEL: “Romano non può rappresentare il Paese”
“Il ministro Saverio Romano non é in grado
di rappresentare degnamente l’istituzione che rappresenta in Italia e in sede internazionale. Ne chiediamo le immediate dimissioni, avrà così più tempo da dedicare al processo che lo vedrà coinvolto con gravi imputazioni”. Lo dicono Claudio Fava (nella foto) e Loredana de Petris, responsabile del settore agricoltura, della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Libertà. “Con una nomina assolutamente inopportuna – proseguono De Petris e Fava – il presidente del Consiglio ha ritenuto di esporre il nostro Paese ad un’ulteriore pessima figura, nonostante il 23 marzo scorso, giorno della nomina, il Quirinale abbia espresso riserve che sono oggi ancor più attuali e pesanti. Un ministro con tali imputazioni come potrebbe nei prossimi mesi rappresentare l’Italia in sede europea nella difficile trattativa in corso per la riforma della politica agricola comune, una partita che vale per la nostra agricoltura quasi sei miliardi di euro all’anno? L’agricoltura italiana non é solo una poltrona ministeriale”.

IDV: “Vergognoso, Parlamento usato come scudo per i processi”
“Il ministro Romano deve dimettersi immediatamente e difendersi davanti ai giudici, evitando di coinvolgere il suo delicato ruolo nelle sue vicende penali. L’accusa di concorso in associazione mafiosa è gravissima e un uomo delle istituzioni dovrebbe avere il buon senso di fare un passo indietro e lasciare il suo incarico”. E’ quanto afferma in una nota il portavoce dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando, che aggiunge: “E’ vergognoso che, ormai, il Parlamento sia utilizzato da alcuni parlamentari solo come uno scudo per non farsi processare e gli ultimi casi, tra cui quelli degli onorevoli Cosentino, Milanese e Papa, confermano questa tesi”.

FLI: “Dimissioni immediate”
“Nella settimana che ci avvicina alla commemorazione
del sacrificio di Paolo Borsellino è intollerabile che il Governo italiano abbia al suo interno un ministro imputato di concorso esterno in associazione mafiosa”. Lo dichiara in una nota il vicepresidente della commissione antimafia, Fabio Granata. “Futuro e Libertà chiede che il ministro si dimetta immediatamente. In caso di mancate dimissioni presenterà una mozione e chiederà che si esprima il Parlamento. Siamo anche in attesa che analoga richiesta provenga, o sia quantomeno condivisa, dal partito di maggioranza relativa nel suo percorso di trasformazione nel partito degli onesti”, conclude Granata.

FDS: “Ennesimo sfregio del Pdl alle istituzioni”
“Un altro sfregio del Pdl alle istituzioni
. Il ministro Saverio Romano rinviato a giudizio per concorso in associazione mafiosa. Serve altro per cacciare il governo Berlusconi? Serve altro per capire che ogni “responsabilità” verrà giudicata dai cittadini italiani alla stregua di omertà e connivenza?”. Lo chiede Oliviero Diliberto, segretario nazionale del Pdci-Federazione della Sinistra. “Saverio Romano deve dimettersi e, assieme a lui, tutto il governo e una maggioranza che pullula di indagati. E poi, con un atto di trasparenza, si vada a nuove elezioni per permettere al popolo italiano di dire la sua. Rivolgo in tal senso un appello al presidente Napolitano. Sono convinto che ci sia un punto di illegalità oltre il quale non si può andare”.


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