Lupo: "Mafia, l'emergenza è cessata | Non è più il tempo di Totò Riina" - Live Sicilia

Lupo: “Mafia, l’emergenza è cessata | Non è più il tempo di Totò Riina”

Intervista con lo storico dopo gli ultimi blitz. La 'Trattativa' e le trasformazioni di Cosa nostra.

Professore Salvatore Lupo, abbiamo bisogno dell’approfondimento dello storico e della perizia del docente universitario, caratteristiche che le appartengono, per rispondere a una domanda: a che punto è la mafia?

“Perché me lo chiede?”.

Ci sono stati blitz. La mafia dei pascoli, i movimenti a Belmonte Mezzagno… E vorremmo capire che cos’è oggi Cosa nostra, rispetto al passato.

“Non lo sappiamo con certezza e diventa difficile indagare, utilizzando un approccio continuista, se vogliamo definirlo così, facendo finta cioè che le cose non siano cambiate e che la mafia sia ancora quella di Riina e Provenzano”.

E invece?

“E’ evidente che non è più così. Io ho studiato la mafia nella Sicilia occidentale, prima della frattura dei corleonesi e ho constatato la discontinuità storica del fenomeno, con l’allargamento ad altre zone. Adesso devo constatare un’altra discontinuità, dopo il fallimento del progetto corleonese, in un intrecciarsi di elementi che restano e altri che cambiano”.

Cosa è cambiato allora?

“Soprattutto questo: la mafia viene fortemente contrastata, quando, in passato, era protetta anche dal mito della sua invincibilità. E’ chiaro che sei invincibile, se nessuno ti contrasta. Oggi accade con la ‘Ndranghera: tutti ne celebrano la superpotenza dopo decenni di inazione da parte di chi avrebbe dovuto opporsi”.

Non è una cosa da poco.

“No, infatti. Per esempio, io e lei stiamo parlando di mafia e quarant’anni fa non sarebbe accaduto. Era il tempo in cui i politici e le autorità dicevano che le cosche erano un’invenzione. C’è stata una chiarissima rottura culturale”.

E l’antimafia a che punto è?

“Mi pare che non colga i segnali nuovi e che stia annaspando, perché si ripetono sempre le stesse frasi, gli stessi slogan, dicevo, come se Totò Riina fosse ancora in circolazione. E non mi pare che vada bene, se l’analisi resta datata e non prende atto della realtà. Poi c’è anche una parte dell’opinione pubblica che ha dimenticato l’esistenza del problema. In ogni caso, penso che le soluzioni emergenziali che sono state create per ragioni molto gravi negli anni passati dovrebbero rientrare. La criminalità mafiosa non è più un’emergenza. Dobbiamo riadattarci alla normalità”.

Sciascia sosteneva che tutte le tensioni prima o poi sono destinate a cadere.

“E’ questa la logica che forse proprio Sciascia ha anticipato un po’ troppo rispetto al suo periodo. Insisto: dobbiamo ragionale sul piano della normalità”.

La sentenza Mannino ha ‘picconato’ la Trattativa. Lei si era già espresso in modo simile.

“Sì, ma ho chiarito pure che la mia posizione non dipende dalle sentenze. Io ragiono da storico. E da storico affermo che la mafia non è invincibile e che non lo è mai stata, se non nei pensieri di chi trova comodo dire così”.

 

 

 

 

 

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