"M5S-Lega, governo che non dura |In Sicilia unità del centrodestra" - Live Sicilia

“M5S-Lega, governo che non dura |In Sicilia unità del centrodestra”

Parla Renato Schifani. Il ruolo dei grillini all'Ars, i rapporti col Pd, il ritorno del Cav.

L'intervista
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6 min di lettura

Un quadro politico più stabile in Sicilia. Una possibile collaborazione col Pd a Roma all’opposizione del governo dei populisti. Renato Schifani immagina uno scenario di questo tipo. L’ex presidente del Senato esponente di Forza Italia pensa a un centrodestra che tiene in Sicilia e immagina un’opposizione meno intransigente dei 5 Stelle al governo Musumeci. Quanto a Roma, Schifani non scommette sulla durata del nascituro governo giallo-verde.

Lei ritiene che la nascita di un governo Lega-5 Stelle possa avere contraccolpi sulla politica regionale siciliana?

“Secondo me dovrebbe rasserenare il clima politico nell’ambito della dialettica parlamentare tra maggioranza e opposizione e mi riferisco in particolar modo all’atteggiamento del Movimento 5 Stelle che ovviamente continuerà a fare opposizione ma, essendo chiamato a svolgere un ruolo di responsabilità a livello centrale, potrà essere meno intransigente. Magari evitando ad esempio di chiedere il voto segreto per l’abrogazione di ogni articolo della finanziaria regionale, fino a bocciare persino l’abrogazione del bollo auto per le famiglie indigenti”.

E Forza Italia come può cambiare?

“Secondo me Forza Italia sarà chiamata sul territorio a contribuire al dibattito dei temi che riguardando l’intero Mezzogiorno possano consentirle di svolgere al meglio a livello centrale il ruolo di opposizione al futuro governo giallo-verde. Voglio dire che il voto del 4 marzo scorso ci ha consegnato un’Italia non solo a due velocità ma a due dimensioni elettorali. Dove il segnale del Sud è stato quello di un disagio sociale trasformatosi in messaggio politico. Allora penso che sarà nella nostra capacità di accentuare la presenza sul territorio attraverso momenti di confronto, di accesso ai luoghi del disagio, per avvicinare quanto di più i nostri concittadini alla politica facendo proprie le loro istanze e recuperando la loro fiducia. Devo dire comunque che a marzo la Sicilia è stata la regione più azzurra d’Italia”.

In questo cammino c’è una grossa novità: il ritorno sulla scena di Berlusconi. Quanto pesa per Forza Italia la sua ricandidabilità?

“La riabilitazione sicuramente risveglierà molti entusiasmi sopiti e darà la carica anche a certa classe dirigente nazionale scoraggiata perché il futuro ritorno in Parlamento nazionale o europeo di Berlusconi costituisce una garanzia di prosecuzione della nostra storia. Senza trascurare l’esigenza che occorrerà, e ci sarà sicuramente, un ulteriore cambio di passo per integrare da un lato una classe dirigente storica che costituisce patrimonio di esperienza per Forza Italia e nuove leve provenienti dal territorio perché è giusto che anche loro a breve assumano responsabilità nel partito nazionale. Mi risulta che in alcune regioni ci siano resistenze in tal senso e questo è un fatto da rimuovere”.

Ma questa nuova maggioranza di governo nazionale può portare una destabilizzazione in seno alla coalizione che governa in Sicilia?

“Io non penso. Secondo me la rappresentanza leghista in regione, visto che ha assunto responsabilità nazionali istituzionali, sarà anche coerente sul territorio a partecipare alle scelte di un governo alla cui elezione ha dato un contributo”.

Cioè potremmo avere l’ingresso di un leghista anche nel governo regionale?

“Questa è una scelta che compete al presidente della Regione e alle forze politiche”.

Insomma, lei è ottimista sulla tenuta del centrodestra in Sicilia.

“Io credo che il ritorno di Berlusconi oltre che a rafforzare Forza Italia rafforzi l’unità del centrodestra e questo avrà refluenze anche in Sicilia”.

Quindi la sua previsione è un assestamento del quadro politico regionale.

“Sì, certo”.

Eppure in Sicilia la Lega a queste amministrative va da sola in diverse città, contro il resto del centrodestra. 

“Se devo analizzare i grandi centri, che hanno un peso politico maggiore, devo dire che a Catania che è il più importante centro della Sicilia dove si vota, la Lega sta nel centrodestra. C’è una coalizione unita che punta a una vittoria molto probabile sin dal primo turno con un ottimo candidato come Salvo Pogliese. La seconda città della Sicilia ci vede uniti”.

Dunque secondo lei non c’è un pericolo di allontanamento tra voi e i vostri alleati sovranisti?

“Tutto dipende da loro. Perché nel 2012 con Monti e nel 2013 con Enrico Letta Forza Italia sostenne questi governi mentre la Lega andò all’opposizione. Ciò nonostante in quei periodi l’alleanza sul territorio regionale e comunale non venne mai messa in discussione tanto da consentirci significative vittorie. Forza Italia in quegli anni non fece mai corse solitarie”.

Quando si presenterà alle Camere il governo di Salvini e Di Maio, se si accorderanno su un premier, vi asterrete o voterete contro?

“L’astensione è certa. Stiamo riflettendo sulla non partecipazione al voto o addirittura sul voto contrario. Su queste due opzioni incideranno certamente la scelta del premier, la squadra dei ministri e il programma di governo. Anche se su quest’ultimo verificheremo se alle enunciazioni programmatiche può corrispondere la loro attuabilità in termini finanziari”.

Secondo lei il governo Lega-5 Stelle può durare una legislatura?

“Dubito fortemente. Perché sono convinto che da un lato le pulsioni populiste e sovraniste ci porteranno a un pericolosissimo isolamento in Europa. Dall’altro lato, le differenze programmatiche su alcuni punti significativi del loro messaggio e la insostenibilità economico-finanziaria di alcune loro ricette daranno vita breve a questo esperimento”.

E tutto tornerà come prima? Cioè, i partiti populisti faranno di nuovo il pieno alle urne al prossimo giro?

“Io amo i corsi e ricorsi storici. Nel 2006 Prodi vinse per un soffio e in Senato aveva una maggioranza parlamentare solo con i senatori a vita. In quell’occasione Berlusconi si dichiarò disposto a una grande coalizione ricevendo un rifiuto da Prodi. Dopo due anni di grande opposizione, facemmo capitolare Prodi per poi stravincere le elezioni del 2008. Adesso mi sembra di rivedere quasi un scenario simile: prima l’esclusione di Berlusconi dal governo da parte del Movimento 5 stelle, poi l’assunzione di Berlusconi di una grande responsabilità, mettendosi da parte per dare un esecutivo agli italiani. In questi anni sono certo che il ruolo di opposizione ci gioverà perché abbiamo dimostrato in passato di saperla fare. Per poterci presentare alla prima occasione nazionale come forza responsabile moderata e non populista in grado di mantenere gli impegni assunti con responsabilità e senso della misura senza ingannare nessuno”.

Questo ruolo di opposizione a Roma lo svolgerete in condominio con il Pd. Come immagina i vostri rapporti con i dem negli anni a venire?

“Non v’è dubbio che svolgere assieme al Pd un ruolo di opposizione ci porterà a condividere insieme alcune battaglie, e devo riconoscere che avendo avuto modo di conoscere di persona Matteo Renzi posso affermare che lui la pensa come noi su molti punti. Altro aspetto è il suo partito. Occorrerà verificare in questi anni quale sarà l’evoluzione de Ppd, se a trazione renziana e quindi anche assimilabile alle sue idee e alle sua volontà riformista o se invece continuerà a rimanere imbrigliato in logiche interne che toglieranno il fiato a qualunque spinta liberale”.

 


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