PALERMO – L’operaio comunale non cambia versione. Andrea Bonafede dice non conoscere Matteo Messina Denaro e di non averlo incontrato. Quando ha saputo di avere “inconsapevolmente” fatto un favore al padrino trapanese, ritirando le ricette dal medico Alfonso Tumbarello, è rimasto “turbato”. Era convinto che le prescrizioni fossero del cugino e omonimo a cui faceva una cortesia perché avevano lo stesso medico curante e il parente voleva tenere riservata la storia della sua malattia. Una malattia, il cancro, di cui l’altro Andrea Bonafede non è affetto. Ha prestato la sua identità al boss di Castelvetrano per curarsi.
Bonafede, l’operaio, si è sottoposto all’interrogatorio davanti al giudice per l’udienza preliminare che lo sta giudicando in abbreviato. C’è un video che lo immortala in macchina a poca distanza da Matteo Messina Denaro. Pura casualità, sostiene l’imputato difeso dall’avvocato Tommaso de Lisi. Non si sarebbero parlati, né rivolti un saluto da lontano.
Alle 14:36 del 13 gennaio scorso. Tre giorni prima di essere arrestato Matteo Messina Denaro se ne andava in giro a Campobello di Mazara. Nel filmato si vede il boss camminare per strada a piedi e salire sull’Alfa Romeo Giulietta. Ad un certo punto arriva Bonafede al volante di una macchina del Comune. Si ferma a parlare con il capomafia, poi riprende la marcia.
L’avvocato De Lisi ha depositato il report dei messaggi scaricati dal cellulare di Bonafede. C’è un sms in cui viene incaricato di recarsi in via Galileo Galilea, ad angolo con via Mare, e cioè a pochi passi dal luogo dell’incontro con Messina Denaro. Doveva occuparsi della sostituzione di una lampada guasta dell’illuminazione pubblica. Ed è per questo che a ruota lo seguiva il furgone con i manutentori.