PALERMO – Sembravano quattro episodi di violenza metropolitana, come i tanti che si verificano in tutte le grandi città. E invece sarebbero la spia del controllo mafioso del territorio che si esercita anche e soprattutto con la violenza.
Nella zona del Borgo Vecchio a Palermo si muoveva un manipolo di picciotti pronti a usare le maniere forti. Il pentito Giuseppe Tantillo ha raccontato, ad esempio, di due fruttivendoli massacrati a colpi di casco. Stazionavano con la bancarella abusiva in via Emerico Amari e se la presero con un ragazzino che gli faceva la concorrenza. E allora qualcuno li bastonò, tanto da rendere necessario un passaggio in ospedale. Vittima della violenza fu pure un altro ragazzo che aveva rubato senza autorizzazione a casa di un’anziana che abita in via Enrico Albanese. E fu aggredito a colpi di bastone.
Stessa sorte toccò a uno spacciatore di droga che si era rifornito da qualcuno che non faceva parte della famiglia mafiosa. Alla spedizione punitiva parteciparono tre o quattro persone. L’ultimo episodio su cui indagano i magistrati della Direzione distrettuale antimafia e i carabinieri ebbe come vittima ancora una volta un giovane che aveva provocato una rissa durante la festa della borgata. Fu picchiato con le immancabili mazze. La madre aveva preso pubblicamente le difese del filgio, annunciando a voce alta e in piazza che avrebbe denunciato l’episodio. Non lo fece. All’indomani del pestaggio il padre della vittima e marito della donna andò a scusarsi con chi comandava al Borgo Vecchio. Vicenda chiusa.