Il destino di Nick Mondek, anestesista 48enne, sembrava segnato. Affetto da una leucemia mieloide acuta, dopo una prima remissione ottenuta grazie al trapianto di cellule staminali dal fratello, il cancro si è ripresentato in forma aggressiva.
Questa volta, a offrirgli una possibilità insperata è stato suo figlio Stephen, 9 anni. “È semplicemente fantastico. Ho avuto una seconda possibilità. Se non avessi ricevuto il trapianto non sarei qui”, racconta Nick Mondek in un’intervista a “People”.
La malattia lo aveva colpito nel 2022: prima un malore improvviso, poi la diagnosi spietata di un tumore raro che attacca le cellule del midollo osseo. Il fratello Dave lo aveva aiutato con una prima donazione, ma la tregua è durata solo due anni e mezzo. “Avevo la sensazione che sarebbe tornato. Solo che non sapevo quando”, confessa il 48enne. La previsione, purtroppo, si è avverata nel 2025.
Affetto da leucemia, è vivo grazie alla donazione del figlio
Con i fratelli ormai non più compatibili, i medici faticavano a individuare un nuovo donatore. A ispirare Mondek è stata la vicenda di un amico, salvato dal figlio diciottenne. La scoperta che Stephen fosse un potenziale donatore ha aperto uno spiraglio. “Non volevo che si sentisse obbligato o sotto pressione – spiega – Non gli ho nemmeno detto che sarebbe stato praticamente la nostra ultima opzione”. Il bimbo ha accettato senza alcuna esitazione.
Sottoposto ad anestesia generale, Stephen è rimasto sei ore in terapia intensiva mentre i medici, attraverso un catetere nel collo, estraevano le preziose cellule. Un tempo infinito per il padre che si è inevitabilmente chiesto se stesse facendo la cosa giusta. L’operazione è andata bene e quella stessa sera il bambino ha potuto tornare a casa.
Come sta adesso Nick Mondek
Il genitore ha affrontato sei giorni di chemioterapia per prepararsi al trapianto e due settimane di ricovero per consentire al nuovo sistema immunitario di attecchire. Oggi Nick Mondek guarda suo figlio con gratitudine e commozione.
Il percorso, però, resta incerto. I medici spiegano che servirà almeno un anno per capire se la nuova “architettura” immunitaria reggerà l’urto della malattia. Per il momento, la famiglia si gode il presente. Il 48enne si dice contento di poter ancora vedere i suoi due figli crescere.
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