19 Maggio 2017, 06:18
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PALERMO – Il telefono di Claudio Gangi squillava in continuazione. Un call center delle informazioni giudiziarie. Si era sparsa la voce che il dipendente del Tribunale di Sorveglianza era in grado di passare notizie sullo stato delle “pratiche” che riguardavano i detenuti: istanze di scarcerazione, richieste di libertà vigilata, affidamenti in prova ai servizi sociali. Da ieri Gangi si trova detenuto agli arresti domiciliari perché le informazioni le passava a pagamento: sui accontentava anche di 50 euro.
La sorella di un detenuto originario di Altofonte chiedeva notizie sul permesso che il fratello attendeva per il mese di settembre 2015. I genitori di un rapinatore arrestato nell’ottobre dello stesso anno speravano di ottenere aggiornamenti sulla richiesta di concessione degli arresti domiciliari. Un altro si infirmava sulle sorti di “mio cugino Tonino”.
A giudicare dalle parole intercettate dai carabinieri era chiaro a tutti come funzionasse il meccanismo: “… problemi non te ne devi creare con noi altri… quando c’è un pezzo di pane… mangiamo i figli di tutti… i papà… quindi”.
Claudio Gangi era rassicurante. Accedeva al sistema informatico del Tribunale in cui sono registrare le pratiche e acquisiva le informazioni: “… aspetta un minuto… ora vediamo… va be no niente ancora è messa qua, no niente, è iscritta, hanno scritto giorno ventiquattro agosto”.
Altre volte era direttamente il detenuto a contattarlo. Sperava che gli rinnovassero l’affidamento in prova ai servizi sociali. E Gangi gli spiegava: “Siccome siamo stati chiusi che c’era disinfestazione… ho visto il tuo fascicolo… l’ultima udienza che tu hai avuto l’affidamento… e ci sono messi degli appunti… perché tu già ne hai usufruito di alcuni… di alcune liberazioni anticipate… speciali”. Altre volte accedeva nel sistema informatico dalle postazioni di ignari colleghi: “In più non posso entrare nel sistema… lo posso fare in altre postazioni in altri uffici in altri colleghi dove andare a vedere la verità”.
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19 Maggio 2017, 06:18