PALERMO – Cauto ottimismo. E’ questo il clima che si respira in questi giorni a Palazzo delle Aquile guardando al destino dell’anello ferroviario di Palermo, opera da anni al centro di feroci polemiche con commercianti e residenti, vera e propria croce per l’amministrazione comunale che, pur non avendo alcun ruolo decisionale nella gestione del cantiere, finisce per essere l’oggetto della rabbia e del malcontento.
Al di là del blocco degli stipendi di questi giorni, che sembra ormai superato, a far guardare con più tranquillità al futuro è il ritorno della Tecnis nelle mani dei suoi proprietari, deciso dal Tribunale. Una svolta che archivia la parentesi dell’amministrazione giudiziaria e che, nelle speranze del comune di Palermo, dovrebbe imprimere una svolta ai lavori che, nella migliore delle ipotesi, si concluderanno comunque a fine 2019, con due anni e mezzo di ritardo.
La procedura per il passaggio di consegne dovrebbe perfezionarsi da qui ad aprile, ma i primi segnali sono evidenti e, per il sindaco Orlando, sicuramente incoraggianti: aver smontato i cantieri di piazza Castelnuovo (tranne che per una piccola porzione) e quelli di viale Campania, così come la scelta di realizzare la discenderia dentro l’area portuale e non più in via La Masa, sono infatti la dimostrazione che i rapporti fra la Tecnis, Rfi e il Comune sono assai più sereni che in passato. Non è un mistero che in questi anni ci siano state parecchie tensioni fra i tre soggetti con continue prove di forza che hanno finito col rallentare i lavori, fino alla richiesta di Palazzo delle Aquile di rescindere il contratto. Un clima di tensione che sembra ormai appartenere al passato.
“Il nostro auspicio è che ci sia anche un incremento dei lavori, in modo da poter lasciare alle spalle i disagi – conferma il vicesindaco Emilio Arcuri – il sacrificio chiesto ai cittadini è stato alto e l’amministrazione, ancorché non interessata all’appalto, deve essere vicina ai cittadini e tutelarli per quanto possibile”. Parole che testimoniano un clima più sereno, anche perché la Tecnis, tornando a una gestione puramente manageriale, dovrebbe assicurare maggiore celerità nelle scelte e più attenzione ai disagi provocati dai cantieri. “Valuto positivamente, sempre con la cautela del caso, le iniziative intraprese e le proposte formulate – continua Arcuri – alcune delle quali vanno incontro alle nostre richieste degli scorsi mesi, come la liberazione di aree non interessate da lavori e lo spostamento della discenderia da via La Masa a dentro l’area portuale”.
Il crono-programma, stilato lo scorso primo settembre in Prefettura, dovrebbe restare in piedi, seppur con qualche variazione: in viale Lazio, per esempio, si sono accumulati ben tre mesi di ritardi. Il problema, in questo caso, è legato alle opere di palificazione che interferiscono con il treno che passa da lì tutti i giorni: il rischio è che le vibrazioni facciano cadere qualche calcinaccio sui binari. Rfi aveva chiesto una deroga al rumore per lavorare nei fine settimana, ma il Comune non ha acconsentito: una delle ipotesi al momento al vaglio potrebbe essere quella di interrompere le corse in estate, quando le scuole sono chiuse. Il Comune ha annunciato il via ai lavori di palificazione già per fine aprile sul versante sud, per spostarsi poi a quello nord, anche se da Rfi si predica cautela: si tratta al momento di una ipotesi e non di una scelta presa.
Per fine aprile si dovrebbe liberare anche la parte più a monte dell’area 4 di via Amari, passaggio necessario per poter chiudere l’area 5 (più vicina a via Roma), mentre sul cantiere del Politeama si aspetta che Rfi definisca la variante, recependo anche le indicazioni della sovrintendenza, anche se alla fine il Comune dovrà dire la sua.
Insomma, il problema non è risolto ma le premesse ci sono tutte e l’ottimismo, dopo tanto tempo, torna a fare capolino dalle parti del Comune. La speranza è che la produzione mensile possa aumentare ulteriormente, almeno fino a un milione e mezzo di euro al mese, e che i problemi burocratici siano solo un ricordo. Il 3 aprile si svolgerà un incontro al ministero, alla presenza dei sindacati, voluto dal ministro Delrio in persona che sta seguendo da vicino la vicenda e che, a Catania, ha assicurato di voler venire a capo del problema. Nel frattempo, il Comune deve ancora approvare gli sconti alle tasse per i commercianti messi in difficoltà dai cantieri. La giunta, alcuni mesi fa, ha approvato il provvedimento che al momento è all’esame dei revisori; solo dopo sbarcherà a Sala delle Lapidi.
“Se non si libera interamente l’area 4 di via Amari, da via Crispi a via Scordia, non si dovrebbe occupare nemmeno un centimetro dell’area 5 o di altre zone – dice però Francesco Raffa dell’associazione Amari Cantieri – sarebbe illegittimo. Il Comune è stato poco attento alle esigenze dei cittadini, visto che ha dato le aree al Politeama o in viale Campania. Gli operai si sono fermati per una settimana per il problema degli stipendi, quindi non vediamo nessun particolare cambiamento con il passaggio dall’amministrazione giudiziaria ai proprietari, forse bisognerebbe affidare l’opera a chi può portarla avanti”.