SAN GIOVANNI LA PUNTA – Sarà Nino Bellia, presidente della Multiservizi puntese s.r.l., a raccogliere l’eredità politica di Andrea Messina, il sindaco che ha amministrato il paese etneo per due mandati consecutivi riuscendo a mettere d’accordo tutte le parti politiche presenti nel consesso civico. Ma a destare perplessità è la possibile candidatura di Santo Trovato, capo dell’amministrazione puntese sciolta per infiltrazione mafiosa. La riserva è stata tolta dopo l’affossamento all’Ars della legge sulle province e i liberi consorzi. Nel testo c’era anche un emendamento, tra i quasi mille presentati, che chiedeva di estendere la possibilità del terzo mandato per i comuni fino a 30000 abitanti, ampliando le fattispecie previste dal c.d. decreto Delrio che prevede già la possibilità del terzo mandato per i sindaci dei comuni con meno di 3000 abitanti.
Capofila dell’emendamento è stato Anthony Barbagallo, deputato regionale e sindaco di Pedara, il quale concluderà il secondo mandato dopo un’esperienza amministrativa sotto certi aspetti simile a quella di Andrea Messina a San Giovanni la Punta: un blocco di consenso trasversale che ha messo d’accordo destra, sinistra e centro.
A sparigliare i conti della grossa coalizione – che dovrebbe contare 9 liste fra cui il PD, UDC, Area Popolare – saranno Lorenzo Seminerio, ex assessore della giunta Messina e candidato per il movimento di Matteo Salvini, Giusi Rannone attivista dei cinque stelle che dovrebbe guidare la lista del movimento. Gira anche il nome di Nicola Bertolo, consigliere comunale in cerca di “casa politica”, la cui candidatura per Forza Italia è stata stroncata dal “niet” di Basilio Catanoso, e Santo Trovato che proporrà la candidatura in chiave civica.
Ed è proprio quest’ultimo nome che desta preoccupazioni e perplessità all’interno dell’amministrazione uscente: “Non possiamo rischiare di ritrovare alla guida del comune personaggi legati alle pagine più buie della storia del nostro paese – dichiara Andrea Messina – dobbiamo definitivamente lasciarci alle spalle quella realtà e continuare il percorso intrapreso dalla mia amministrazione che si è posta in discontinuità nei confronti di un certo modo di fare politica”.
Una storia travagliata, quella del comune etneo, che passa dagli scioglimenti per infiltrazioni mafiose al crollo dell’impero Aligrup di Sebastiano Scuto. Ed è proprio dalle motivazioni della sentenza di condanna dell’ex “re dei supermercati” che emerge l’intreccio tra criminalità organizzata, politica e massoneria che ha contraddistinto quella fase della vita politica puntese, si legge testualmente nella sentenza: “le emergenze probatorie acquisite attraverso numerose testimonianze hanno consentito di dimostrare in termini di certezza che in occasione delle elezioni comunali del 2000 e regionali del 2001, in San Giovanni La Punta in Laudani (clan mafioso nda) appoggiavano la candidatura di Santo Trovato”
Ancora presto per dire se Nino Bellia potrà assicurare la “tenuta” garantita in questi anni da Andrea Messina. Molti gli interessi in ballo, uno su tutti la variante urbanistica chiesta all’amministrazione puntese da Romeo – patron de “I Portali”- interessato ad investire per l’ampliamento del complesso immobiliare. Dal punto di vista urbanistico, la proposta consiste nella richiesta di passaggio di una zona agricola e di una zona di “fascia di rispetto stradale” in zona “G1”, cioè destinata ad aree per insediamenti produttivi e commerciali. L’area interessata sarà pari a circa 60.500 mq. La pratica – allo stato attuale – è ancora in via di definizione, come conferma lo stesso Messina: “Sono venuti i tecnici del parco commerciale a farci vedere il progetto del teatro, hanno rinunciato al progetto iniziale che prevedeva anche un albergo, ancora attendiamo la presentazione definitva, da parte nostra – continua Messina – nessun ritardo”.